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   Encomio pronunciato dal Santo Acacio, vescovo di Neocesarea di Cappado.
cia, nel «martyrion» di s. Mercurio, l'illustre generale di Cristo, nel giorno della sua
festa santa, cioè il giorno 20 del mese Hathor, celebrando una quantità di miracoli
e prodigi che avvennero per opera di S. Mercurio. Nella pace di Dio. Amen.

                        I. P R O L O G O
   1. In verità «splendette la luce per i giusti» (Ps. 96, 11), o S. Mercurio, secondo
la parola del citaredo e cantore di Dio e padre di Cristo secondo la carne, il re giu-
sto e il santo cantore di inni, Davide, che declama con la sua voce dolce e canta
con la sua cetra, conil plettro | che è in sua mano, dicendo: «La luce è sorta nel-
la tenebra per i giusti» (Ps. 111, 4). B nostro Salvatore, dal canto suo, dice nel san-
to Vangelo: «Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del loro Padre»
(Mt. 13, 43). 2. Veramente S. Mercurio, vide la vera luce fin da quando era pagano
e non conosceva ancora rettamente la grazia. E dopo che si armò, e andò in guer-
ra contro i barbari, essendo sotto Decio, l'imperatore iniquo, come ufficiale, prese
dei dardi con cui avrebbe ferito i barbari, e l'angelo del Signore dirigeva la sua spa-
da uccidendo i barbari davanti a lui. 3. Considera di nuovo questo maestro sapiente
e profeta Davide, il re giusto che abbiamo nominato all'inizio del proemio, che non
tralasciò di nominare questi dardi di tal fatta, e il | potente che li teneva. Dice in-
fatti in uno dei suoi Salmi: «Come dei dardi nella mano del potente» (Ps. I26, 4)

 cioè S. Mercurio, ma, dopo che disse ciò riguardo alla sua forza in guerra, ripetè il
 discorso ancora in questo modo: «Beato l'uomo che compirà la volontà del Signo-
 re» (Ps. 11I, 1). 4. In verità, o S. Mercurio, il Signore ha compiuto la tua volontà
 come tu gli hai chiesto. In verità io ti dirò concludendo che ciò che tu non hai
 conosciuto ne hai saputo (cf. Ps. 81, 5 - Is. 44, 18), ti è accaduto - cioè il Dio, che
 tu non conoscevi - affinché lo pregassi ed Egli ti salvasse.

                         II. P A S S I O N E

   5. Ma dopo che ricevetti il documento del tuo martirio, e lo lessi, trovai che e-
 ra scritto così. Avvenne, mentre era imperatore Decio, che una dura guerra scoppiò
 contro di lui per disposizione di Dio, da parte dei barbari di colore scuro | e di na-
 tura simile alle belve. L'imperatore Decio si armò e andò contro di loro conil suo
 esercito e i suoi generali, essendo S. Mercurio al loro seguito, a  capo della coorte
 chiamata dei «Martenses». 6. Dopo che ebbero cominciato a disporsi per la battaglia,
 combatterono gli uni contro gli altri, e dopo che la battaglia si fece difficile per i
 Romani, questi si turbarono vedendo la ferocia dei barbari contro di loro. All'im-
 provviso si aprirono gli occhi di S. Mercurio, come Giosuè, il figlio di Nave, in quel
 tempo (cf. Es. 5, I3-I6), e vide l'angelo del Signore che brandiva la sua spada nella
sua mano colpendo i barbari f|no a debellarli. Ma egli non seppe veramente chi fos-
se colui che combatteva per lui, e Dio non dimenticò di rivelargli che Egli era colui
che aveva mandato il suo angelo e lo aveva salvato nella guerra contro i barbari.
7. Avvenne, mentre dormiva | una notte, che l'angelo del Signore stette davanti alui
nell'aspetto di quello che gli era apparso prima, nella battaglia, e parlò con lui e gli
indicò 1a via della salvezza, lo salutò e tornò nei cieli mentre egli lo seguiva con lo
sguardo. E non era trascorso molto tempo da che l'angelo g1i era apparso, che l'ini-
quo imperatore Decio lo mandò a chiamare per consultarsi con lui e sacrificare ad Ar-

temide. 8. Ma S. Mercurio non obbedì a ciò, ma sopportò le accuse dei suoi nemi-
ci e le minacce dell'imperatore e il tormento delle torture, finché ricevette questo
grande dono, di guarlre qualsiasi malato che vada al suo santuario e inoltre coloro
che lo preghino da lontano. Inoltre caccia gli spiriti maligni per mezzo della poten-
za che il re Cristo gli ha dato in ricompensa delle sofferenze che egli ha accettato
e del sangue che egli ha versato per | il suo santo nome.

              III.  L A  M O R T E  D I  G I U L I A N O

  9. Ma cosa dirò, cosa racconterò fra la moltitudine di miracoli che tu hai fat-
to, o S. Mercurio, vero testimone di Cristo? In verità grande è la testimonianza che
è stato scritto che tu hai mostrato, nelle istituzioni della Chiesa. Chi potrà negarlo
o affermare che un angelo fece ciò nell'aspetto di S. Mercurio? Questo ci è segna-
lato nel decimo e undecimo libro della Storia della Chiesa, essendo testimoni di que-
sto racconto tre vescovi fededegni, ed uno di questi è il portatore di Dio, Basilio il
grande. 10. Al tempo di Giuliano, l'imperatore iniquo, costui, dopo che andò alla
guerra in Persia, ordinò di imprigionare il grande Basilio e gli altri vescovi che era-
no con lui, a causa di una risposta che il grande Basilio diede all'imperatore. Poi-
ché l'imperatore aveva cominciato a deriderlo dicendo: «Dove hai lasciato il figlio
del falegname, quando sei venuto qui?», parlando | del nostro Salvatore. Rispose S.
Basilio: «L'ho lasciato a costruire una bara per gettarvi dentro il tuo corpo». L'im-
peratore risparmiò Basilio perché era stato suo compagno di scuola e avevano impa-
rato a scrivere nella stessa scuola, insieme. Disse l'imperatore: «Gettate Basilio in pri-
gione finché non sarò andato in Persia e sarò tornato!». Disse Basilio all'imperatore:
«Se andrai e tornerai, allora Dio non ha parlato in Basilio». 11. Allora l'imperatore

                                                       
 andò in Persia e non tornò, secondo la parola del grande Basilio; ma Dio mandò
 il suo santo martire s. Mercurio ed egli colpì l'iniquo Giu1iano nel mezzo del cranio
 con la lancia che era in sua mano. Ed egli nel punto di morire bestemmiò Dio: a-
 vendo riempito la sua mano col suo stesso sangue lo lanciò verso il cielo dicendo
 nella sua bestemmia a Dio: «Hai conquistato tutto l'Universo, Gesò!». | E così mo-
 rì all'improvviso e con turbamento per il colpo infertogli da S. Mercurio per ordine
 di Dio. 12. Ma forse qualcuno di quelli che amano la discussione dirà: «Dove S.
 Mercurio ha trovato Giuliano?». Ascolta, tu che mi interroghi: io parlerò con te e
 sveglierò la tua mente ed il tuo cuore che è chiuso, e ti spiegherò rettamente. S.
 Mercurio non è uno dei martiri che vi furono durante la persecuzione di Dioclezia-
 no, ma S. Mercurio fu martirizzato fin dal tempo dell'imperatore Decio e morì in
 questa città, cioè Cesarea, e il suo venerato corpo fu posto in un luogo segreto a
 Oriente della città, fino a che non trascorse un grande periodo di tempo e gli co-
 struirono un «martyrion» e gli costruirono un piccolo «koimeterion«, come dimora.
 13. Dopo di ciò divenne imperatore Diocleziano. Egli uccise una quantità di | Mar-
 tiri dovunque. Dopo di ciò, Dio gli tolse il regno e lo rese cieco di tutte e due gli
 occhi, ed egli rimase a chiedere la carità davanti alla porta della città di Antiochiu
e la sua lingua riempì la sua bocca, e morì piò miseramente di qualsiasi uomo. E
Costantino, colui che amava Dio, divenne imperatore al suo posto. E fu egli a sco-
prire il Sepolcro e la Croce del nostro Salvatore e a costruire la chiesa della resur-
rezione e gli edifici sacri che sono in Gerusalemme. E scrisse in ogni regione che si
costruissero dei «martyria» nel nome dei Santi, in ogni regione ed in ogni provincia,
e dipingessero le immagini dei Santi su colonne e le ponessero ne.lle loro sale, nei lo-
ro talami e nei loro luoghi di lavoro a protezione di chi ci abitasse e di chi ci pre-

 gasse, poiché non erano ancora stati costruiti molti luoghi di preghiera da che Dio-
 cleziano li aveva distrutti. Dunque fu dipinta l'immagine di S. | Mercurio in molti
 luughi della città di Roma come loro protettore. Poi l'imperatore Costantino morì e
 i suoi figli presero il regno al suo posto, e in breve, tutti gli altri imperatori fino
 all'empio imperatore Giu1iano l'iniquo. I4. Ma io mi ricordo che ho narrato qualco-
 sa alla vostra bontà circa quell'empio, come ordinò di imprigionare S. Basilio, il gran-
 de vescovo, e gli altri vescovi che erano con lui. Ed essi pregavano Dio giorno e not-
 te dicendo: «Signore, periscano subito i tuoi nemici, e siano divorati dal fuoco!».
 Non passò molto tempo, che il Signore ascoltò la loro preghiera e mandò S. Mercu-
 rio, egli colpì l'iniquo Giuliano e non smise di colpirlo con la lancia che teneva in
 mano finché non morì d'una morte terribile. 15. All'improvviso | ecco un angelo del
 Signore apparve a S. Basilio in una visione e gli disse: «Basilio, l'Eccelso ha ascolta-
 to la tua preghiera e mi ha mandato a questa immagine dipinta qui, cioè il ritratto
 di S. Mercurio.- E lo rese invisibile col cavallo su cui montava, ed egli se ne andò e
 giunse in Persia, scagliò la sua lancia nella testa dell'iniquo Giuliano e lo 1asciò sof-
 ferente. - Io sono venuto a riferirti l'ordine: alzati subito coni tuoi compagni vesco-
vi e andate alla parete sulla quale è dipinto, affinché sappiate che le mie parole so-
no vere». Subito S. Basilio si destò dalla visione e disse ai  suoi compagni vescovi:
«Alzatevi e andate al luogo in cui è dipinta l'immagine di S. Mercurio. Se non lo tro-
vate raffignrato, allora è andato in | Persia come mi è stato detto ora nella visione,
e io credo per Dio che Giuliano è morto di una morte miserabile». I vescovi si al.
zarono e andarono al luogo dove egli era dipinto e non trovarono lui né il cavallo

sul quale montava. Apa Basilio riferì tutto ciò che aveva visto nella visione ai vesco
vi e dormirono fino all'alba, e dopo che il giorno fu sorto si alzarono di nuovo e an-
darono al luogo dove egli era dipinto e trovarono S. Mercurio in sella al suo cavallo
con la lancia in mano, dipinto come al solito. E la sua lancia era bagnata di sangue
e spargeva sangue per terra e tutti coloro che lo videro si meravigliarono e glorifica-
rono Dio e il suo santo martire. Non passò molto tempo che giunse nella città di
Roma la notizia che era stato ucciso l'imquo Giuliano, | e il nome di Cristo fu glo-
rificato in ogni luogo. 16. O mio Signore padre S. Mercurio, chi potrà canture la tua
gloria e il tuo onore? Infatti l'angelo del Signore ha parlato con te bocca a bocca
prima che tu conoscessi Dio e credessi in lui, e inoltre, dopo che fosti martirizzato,
dipinsero la tua immagine sulle pareti con colori a mano, la tua immagine uccise un
re iniquo che aveva bestemmiato il Dio del cielo e della terra. Ma se io volessi nar-
rare i miracoli e le meraviglie che sono avvenuti nel tuo santo tempio, il discorso si
allungherebbe troppo. Tuttavia udite: io vi narrerò alcuni fra i molti miracoli e me-
raviglie che Dio ha compiuto per mano del suo santo martire S. Mercurio.
  IV. PRIMO MIRACOLO: R I T R O V A M E N T O D E L L E R E L I Q UI E
  Primo miracolo avvenuto per opera di S. Mercurio. 17. Accadde dopo che Dio vol-
le far | apparire le ossa di S. Mercurio, affinché il suo nome fosse glorificato su tut-
ta la terra: c'era nella città una nobildonna pagana che adorava unidolo d'oro dall'
aspetto di ibis. Avvenne un giorno, mentre sedeva dentro la sua casa con sua figlia -
infatti era diventata vedova da non molto ed aveva una quantità di ricchezze - a mez-

zogiorno, mentre il sole stava in mezzo al cielo, all'improvviso la nebbia si sparse
sulla sua testa come lacrime, finché coprì i suoi occhi ed ella divenne cieca da tut-
ti e due gli occhi. Ed ella toccava le pareti della sua camera piangendo e gridando,
dicendo: «Ohimè, figlia mia, come è grande la mia disgrazia  oggi: sono diventata
cieca come coloro che non hanno visto mai! Alzati subito, figlia mia e vai a pren-
dere il nostro Dio affinché io lo preghi! Forse lo abbiamo offeso, oppure egli vuole
degli altri sacrifici | da noi in piò, e a causa di ciò si è adirato con noi e mi ha
fatto accadere questo|«. 18. La fanciulla si levò e andò al luogo del Sole, dove era
l'idolo, lo prese, lo caricò su di sè, lo portò a sua madre. Sua madre lo prese, lo
sollevò sulle sue ginocchia e pianse dicendo: «Dio dei miei padri, quale peccato hu
fatto, perché questa grande disgrazia mi capitasse proprio così all'improvviso? Ma vi-
ve il tuo spirito, che sia di notte che di giorno tu non ti separerai da me ed io
piangerò rivolta a te finchè tu non mi concederai di guarire come prima». E tenne
l'idolo stretto a sè, piangendo rivolta a lui giorno e notte.  Cdirono i suoi genitori, i
fratelh, i suoi parenti, i suoi vicini, i suoi servi, le sue serve e accorsero tutti e si
dolsero per lei a lungo vedendola in così grave disgrazia di tal genere, poiché i suoi
occhi erano aperti come quelli di tutti, | ma ella non vedeva. O come era grande
lo spettacolo allora, poiché coloro che non l'avevano mai vista poicbé ella con il ma-
rito ed i genitori era piò ricca di chiunque altro nella città e non tollerava assoluta-
mente di uscire dalla sua cass, né di parlare con alcun estraneo all'infuori dei suoi
servi - tutti quanti andarono a visitarla allora. Infatti il marito era morto e le aveva
lasciato una grande ricchezza assai abbondante. Dopo di ciò,  dopo che passarono
molti giorni restando l'idolo presso di lei giorno e notte senza che ottenesse da lui

 alcuna guarigione, anzi andava peggiorando, accadde che una notte, mentre ella dor-
 miva eon l'idolo nella sua camera, ed i suoi genitori, i suoi parenti e i suoi fratel-
 li dormivano presso di lei, mentre una quantità di candele faceva luce ad essi, S.
 Mercurio si armò | come un generale con una lancia d'oro nella sua mano, andò da
 un povero operaio che abitava vicino alla donna divenuta cieca e gli disse col viso
 dolcemente sorridente: «Salve, fratello operaio| ». L'uomo rispose dicendo: «Signore,
salve, generale illustre|» e balzò su con grande turbamento poiché nessun uomo era
presso di lui, e sentì un gran profumo preziosissimo. Si voltò e vide il santo fermo
presso di lui, si meravigliò molto e si turbò per il timore. S. Mercurio gli diede co-
raggio dicendo: «Non aver paura! » e gli disse «A che cosa lavori adesso? Se ti alzi
e farai un giorno di lavoro per me io ti darò la tua ricompensa«. Rispose l'uomo:
«Mio signore generale, | io non ti conosco, perché io venga a lavorare per te, né
tu sei di questa città, né ti ho visto se non adesso| ». 20. Rispose S. Mercurio dicen-
dogli: «Io ti dico che il mio corpo è in questa città e anche la mia dimora sarà
per sempre in essa. Dunque, quando ti alzerai al mattino, corri sulla via dell'impera-
tore, prendi con te un attrezzo per scavare, vai a quella dimora rovinata, scava  a
sud della parete nord per la profondità di 3 cubiti: troverai il mio corpo avvolto
in vesti bianche, bianco come neve, poiché, dopo che mi tagliarono la testa per il
nome di Cristo, il mio corpo fu pieno della luce della sua divinità e io divenni tut-
to bianco. come il latte e il mio corpo non cesserà mai di risplendere. E Mercurio
è il mio nome, e il nome della mia città è Roma, e | mi uccisero per il nome di
Cristo Gesò ancora al tempo di Decio, l'imperatore iniquo». Gli disse l'uomo: «Io
farò questo con gioia, o mio signore padre santo, se quel magistrato per il quale

io lavoro mi lascerà». Gli disse S. Mercurio: «Io te lo farò vedere carico di materia-
le (da costruzione) prima che passi molto tempo, lavorando egli alla mia tomba.
Dunque è questo il segno che tu conoscerai: io andrò ora a distruggere l'idolo al
quale egli è devoto, e a sua figlia, che è cieca, concederò la luce degli occhi, ed el-
la vedrà, e dopo poco verrò da te. Ma tu non trascurare il lavoro». 21. Dopo che
S. Mercurio disse queste cose, lo benedisse, si allontanò dall'uomo e andò a .distrug-
gere l'idolo, lo fece a pezzi, mentre era coricato insieme con la donna, senza che el-
la se ne accorgesse, e lo lasciò rotto sopra il suo | letto, a pezzi, e tornò nei cieli
gloriosamente. Dopo che fu mattino, la donna tastò vicino a sè e trovò l'idolo com-
pletamente rotto, a pezzi, sopra il suo letto, e si angustiò e gridò dicendo: «Ohimé,
chi ha distrutto il mio dio così, senza che io me ne accorgessi?». I suoi uomini si
alzarono, videro ciò che era accaduto e si dolsero molto per il loro dio, poiché era-
no pagani. I cristiani che erano nella città, dopo che udirono ciò che era accaduto,
derisero i pagani e i loro dèi vani. L'operaio, dopo che udì ciò, capì che S. Mercu-
rio era colui che aveva fatto questo, come gli aveva detto nella visione, si levò su-
bito, andò a scavare nel luogo che S. Mercurio gli aveva detto e sentì un gran pro-
fumo pari a quello che aveva sentito | ne0a visione. E dopo che ebbe scavato nel
suolo 3 cubiti, trovò le reliquie del Santo, gioì molto e abbracciò a lungo il corpo
del Santo. 22. In quel momento, ecco che il figlio maggiore de0'uomo la cui figlia
era cieca, si trovò a passare a cavallo di un mulo e vide il povero abbracciato al cor-
po di S. Mercurio. Gli disse minacciosamente: «Tu sei l'uomo al quale io diedi il
mio denaro affinché lavorassi per me un certo numero di giorni. Ecco, ora tu mi

 hai disobbedito, e sei andato a scavare ossa, ma ora ti insegnerò io!». Ma come fe-
 ce per salire sulla bestia con l'intenzione di colpire il povero, S. Mercurio si mosse
 nella tomba; il mulo balzò indietro e il piede dell'uomo rimase attaccato alla sommi-
 tà della sella come resina. E il mulo corse via con lui sospeso per | un solo piede,
 né su né giò, finché giunse davanti alla casa di sua sorella cieca e il mulo assunse
 voce umana per opera della potenza di Dio e gridò dicendo: «O voi che siete in er-
 rore e pagani corrotti, il cui idolo questa notte Cristo ha distrutto per mano del suo
 martire santo S. Mercurio, venite incontro al generale illustre S. Mercurio, e guardate
la punizione del vostro figlio e credete in Cristo Gesò, il Signore del cielo e della
terra, il Dio di S. Mercurio!». E il mulo corse con lui finché ebbe girata tutta la cit-
tà correndo con lui sospeso dalla sella per un solo piede. Dopo (li ciò lo portò do-
ve era posto il corpo del Santo, e quanto grande era la folla di uomini e donne
convenuta allora per quello spettacolo! Non una sola persona era rimasta in tutta la
città, | né uomini né donne, né vecchi, né giovani: tutti si erano radunati ed erano
andati dove erano le ossa del Santo. 23. B pagano e sua moglie e i suoi figli corre-
vano qua e là turbati seguendo il mulo, finché giunsero alle reliquie di S. Mercurio,
da parte sua, la donna cieca, che era sua sorella, prese l'idolo d'oro al quale era de-
vota, che era a pezzi, e andò per tutta la città sotto gli occhi di tutti, facendosi
guidare da sua figlia come quelli che chiedono la carità, gridando e dicendo: «S. Mer-
curio, generale valoroso, volgi lo sguardo sulla mia miseria e abbi pietà di me|». Do-
po che giunse dove era il corpo del Santo, sua figlia disse: «Ecco il corpo del san-
to martire Mercurio!». Allora la folla si ritrasse un po' e la donna sedette, |afferrò

il corpo del santo e gridò dicendo: «Ecco la vera luce! Abbi pietà di me ed io cre-
derò nel tuo santo nome, che non sono degna di nominare con la mia bocca cor-
rotta|». Allora una quantità di lacrime sgorgò dai suoi occhi, come se ancora pian-
gesse, e potè vedere. Subito la sua vista ritornò buona ed ella afferrò i frammenti
dell'idolo, li euppe gli uni sugli altri e gridò dicendo: «Apollo fu svergognato, Cristo
fu glorificato!». I genitori della giovane, dopo che videro la guarlgione sopravvenuta
alla loro figlia, gridarono dicendo: «Noi siamo Cristiani, appartenenti al Dio del cielo
Gesò Cristo, il Dio di S. Mercurio. Gloria a Lui per i secoli dei secoli». Amen.
  V. SECONDO MIRACOLO: T R A S L A Z I O N E D E L L E R E L I Q UI E
  Secondo miracolo avveouto per opera di S. Mercurio. 24. Accadde, dopo queste
cose, che la folla dei Cristiani tenne consiglio: «Portiamo | il corpo del martire san-
to nella città». Altri risposero: «Forse il cuore del giusto non è soddisfatto di ciò»,
e cominciarono a discutere fra loro. Allora il giusto si mosse da solo e si diresse
sulla strada che conduceva alla città e così portarono il mulo che aveva maltrattato
l'uomo che aveva voluto battere il povero operaio che aveva trovato il corpo del San-
to, lo incoronarono e misero su di esso il corpo del Santo. E il mulo gridò dicendo:
«Inneggiate al giusto!». E il padre del giovane gridò dicendo: «Ti prego, martire san-
to di Cristo, come hai dato la luce agli occhi di mia figlia che era cieca, fa che la
tua misericordia scenda anche su mio figlio, poichè egli ha sofferto stando appeso
a un solo piede». Allora il Santo | lasciò cadere a terra lui che era appeso a testa
in giò, e subito quello si alzò senza nessuna ferita sul suo corpo né sentiva alcunché
di nulla. I sacerdoti inneggiavano davanti alle reliquie del Santo, finché lo condusse-

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ro dentro la città. E l'uomo al quale era avvenuta la guarigione voleva portarlo nel-
la sua casa, ma il giusto si appesantí come il piombo e non furono capaci di por-
tarlo nella casa dell'uomo e cosí tutti capirono che il giusto non voleva andare nel-
la casa dell'uomo e lo portarono nella Chíesa della città e lo lasciarono lí finché non
gli costruirono un "martyrion" degno di lui. Gloria a Dio Padre per sempre. Amen.

VI. TERZO MIRACOLO: IL CAMMELLO FERITO

Il terzo miracolo compiuto da S. Mercurio. 25. Accadde che dopo una settima-
na che mangiavano e bevevano ogni giorno lietamente facendo festa I lietamente per
la scoperta del corpo di S. Mercurio, il veramente forte, onorato, il padre della don-
na alla quale il Santo aveva dato la vista, si levò e andò dal Vescovo della città e
chiese da lui il santo battesimo. Il Veseovo gli assegnò dei giorni di digiuno secon-
do la regola della Chiesa, quindi battezzò lui e tutta la sua casa, nel nome del Pa-
dre, del Figlio e dello Spirito Santo. E furono contati la sua famiglia e tutti i suoi
che erano divenuti Cristiani con lui ed avevano ricevuto la vera luce: erano 53 le a-
nime che avevano ricevuto il santo battesimo. 26. Dopo queste cose, S. Mercurio ap-
parve al povero come la volta precedente e gli disse: "Perché dormi e sei negligen-
te, e non hai intrapreso a costruire mattoni per la mia tomba?". I Gli rispose l'uo-
mo: "Mio Signore, io sono povero, e non ho uomini, né bestie, né denaro!". Gli
disse il Santo: "Io ti darò tutto l'occorrente, ma tu applicati davvero alla costruzio-
ne della mia dimora. Quando dunque ti alzerai all'alba, vai ad oriente, nel primo
quartiere della città e troverai l'uomo che io ho fatto portare in giro dal mulo per-
4.é voleva batterti a causa del mio corpo. Digli: Dammi ciò che hai, poiché ne ho



bisogno. Ed egli ti darà 3 olocottini che ha portato volendo darli in elemosina. Se
ti dirà: Come hai saputo che possiedo qualcosa?, digli: Me l'ha detto Mercurio. Di-
gli anche: Di' a tuo padre: tu sai che nel momento che tu mi pregavi io mi sono
affrettato a esaudirti e ho dato la luce agli occhi di tua figlia e ti ho concesso tuo
figlio nuovamente sano. | Dunque, se hai(sentimenti di) fratellanza, sii utile al tuo
amico martire, poiché l'onore di un amico si riversa sul suo amico, se costui si in-
grandisce sempre di piú. E piú di cosí è difficile in ogni modo ('?). Dunque, se egli
ti darà lavoro, fallo; se non ti darà ascolto, sfamati con quei tre olocottini finché io
verrò da te per volontà di Dio; e verrò da te dopo non molto tempo". Dopo che
gli disse queste cose, lo salutò e andò via da lui. 27. Dopo che fu mattina, l'uomo
si alzò, andò nel primo quartiere, andò dal giovane e gli riferí ogni parola che S.
Mercurio gli aveva detto, e quello gli diede tre olocottini, Il giovane si levò ed andò
a dire a suo padre tutto ciò che gli era accaduto. Suo padre, dopo ehe udí ciò glo-
rificò Dio e non fu negligente | ma preparò i suoi cammelli e una quantità di carri
da carico, radunò il materiale e lo diede al povero perché facesse i mattoni e
gli diede l'aratro e gli animali perché arasse la terra. Dopo che intraprese il lavoro,
una delle bestie saltò sull'altra e la ferí con le sue corna. Il povero, dopo che vide
ciò che era accaduto, pianse molto e disse: "Ohimé e ancora ohimé, se non avessi
affatto raccontato la visione al giovane, affinché lo dicesse ai suoi genitori, affinché
essi mi affidassero questo incarico, e non mi fosse capitato questo grande danno! ".
Mentre il povero diceva queste cose, S. Mercurio prese l'aspetto di un grande magi-
strato della città che passasse di lí come per caso; vide l'uomo e andò da lui con
l'aria di chi si meraviglia e disse: "Uomo, perché hai lasciato le bestie insieme finché

una ha colpito l'altra? Certo il suo padronelte la toglierà". Si addolorò molto l'ope-
raio e glorificò Dio. Lo vennero a sapere gli uomini a cui apparteneva l'animale e
vennero a vedere ciò che era accaduto e si afflissero molto, poiché era bello per l'
aspetto ed il vigore. E mentre S. Mercuriò se ne stava seduto a distanza senza che
nessuno lo vedesse tranne il povero, radunarono una quantità di uomini presso l'ani-
male e lo portarono nella città in un posto da solo e gli diedero eibo perché man-
giasse. Ma esso non assaggiò nessun cibo affatto ed essi piangevano per ciò che gli
era accaduto, poiché era vigoroso. 28. Dopo che gli uomini se ne andarono alle lo-
ro case, il povero rimase seduto da solo dietro l'animale piangendo molto e pensan-
do alla sua disgrazia. Ed ecco improvvisamente S. Mercurio entrò sorridendo, con un
dolce sorriso e si fermò presso il | povero, poiché gli appariva spesso faccia a faccia.
Gli disse sorridendo: "Non hai tardato a smettere di lavorare oggi, fratello!". Gli ri-
spose l'uomo: "Vieni, mio Signore, e guarda anche tu ciò che è accaduto!". S. Mer-
curio si avvicinò, toccò l'animale sul piede e gli disse: "Nel nome del mio Signore
Gesú Cristo, alzati subito senza infermità! ". Subito esso si alzò con grande vigore,
come se non fosse stato ferito affatto, e subito si nutrí con la biada che gli stava
davanti. E S. Mercurio rimproverò l'animale che aveva scalciato dicendo: "Siano livel-
late le tue corna alla tua testa; non sarai mai piú eapace di colpire alcun uomo o a-
nimale con esse, ma sarai dunque docile per tutti i giorni della tua vita!". E subito
le sue corna caddero e furono livellate alla sua testa, e diventò | mansueto per il resto
dei suoi giorni. Il povero si inchinò a S. Mercurio dicendo: "Grazie a te, o mio Si-
gnore Gesú Cristo, ed al tuo servo e martire illustre S. Mercurio!". E subito S. Mer-
curio gli si rese invisibile. Il povero andò per tutta la città rallegrandosi e dicendo:

"S. Mercurio mi è apparso, ha guarito l'animale e ha rimproverato l'animale che scal-
ciava". Giunse una folla di uomini per vedere ciò che era accaduto e gridarono tut-
ti: "Uno è il Dio di S. Mercurio, Gesú Cristo! Gloria a lui per sempre. Amen".

VII. QUARTO MIRACOLO: IL FURTO DEI MATTONI

Quarto miracolo avvenuto per opera di S. Mercurio. 29. Accadde dopo che comin-
ciarono la costruzione del santuario di S. Mercurio, che anche un magistrato pagano
si recò presso ) gli operai che impastavano i mattoni per il santuario del Santo e
fondò presso di loro anche il suo luogo per impastare mattoni volendo anch'egli co-
struire una grande sala nella sua casa. Egli andò un giorno e si fermò vicino agli o-
perai che lavoravano e prese ad esaminare i mattoni finché giunse ai mattoni del
Santo, e desiderò (di averli) oltre a tutti i suoi. Allora disse cosí fra sè: "Prenderò
cento mattoni dei mattoni dei Cristimi e dirò che li hanno fabbricati i miei uomi-
ni. E se diranno:-Non te li darò-, io li batterò, e li prendere a forza e vedrò che
cosa costui, cioè Mercurio, mi farà! "; e quel giorno andò a casa sua. Dopo pochi
giorni tornò e vide che i mattoni del santo si erano accresciuti molto, poiché i gio-
vani e vecchi della città avevano mandato un operaio ciascuno a lavorare una setti-
mana al santuario, poiché volevano costruirgli ( un "martyrion". Dunque quel paga-
no desiderò prenderò i mattoni del giusto causa dell'invidia e del diavolo che era
in lui; chiamò il povero a cui S. Mercurio era apparso e gli disse: "Vieni e mostra-
mi il limite dei miei mattoni, perché io voglio costruire la mia casa! ". Gli rispose
l'uomo: "Ecco, i tuoi uomini conoscono il numero dei tuoi mattoni"; gli disse: "Io
non prendo (in considerazione) nessun uomo all'infuori di me e di te; e secondo la
mia opinione, sono miei quelli fin qui!". Il povero si stupí molto e gli disse: "Uo-

mo vattene, non toccare i mattoni del giusto, affinché non ti accada qualche acciden-
te!". Il pagano colpí l'uomo dicendo: "Dal momento che tu hai detto: Quell'uo-
mo ti colpirà -, io ne prenderò ancora di piú fino a che conoscerò la tua potenza
e la sua! ". Gli disse l'uomo: ( "Fai comè vuoi: ecco, Dio e S. Mercurio ti guarda-
no! ". 30. Il pagano mandò subito, con grande superbia, un suo servo; egli portò i
cammelli e il pagano camminò davanti ai cammelli e comineiò a caricare i mattoni
del Santo. Si pose presso un suo grande cammello maschio, ordinò ai suoi servi di
caricare mattoni sui cammelli e disse: "Possa io vedere la potenza di costui, cioè
Mercurio, e che cosa mi farà!". Non appena disse ciò, il cammello presso il quale e-
gli stava aprí la bocca, afferrò il magistrato pagano, lo gettò davanti a sè e si cori-
eò su di lui. Subito ecco che giunse S. Mercurio in sella al suo cavallo; si fermò
presso il cammello che stava sopra all'uomo e lo colpí con la lancia al piede sini-
stro. Allora si aprirono gli occhi dell'uomo ed egli vide faccia a faccia S. Mercurio
che gli trafiggeva il piede sinistro, e gli disse il Santo: "0 uomo sanguinario e in-
degno, ecco, da molto tempo io ti sopporto affinché mi stia lontano; ma tu non hai
voluto e io ti punirò oggi. Dapprima infatti hai percosso il mio amministratore e hai
preso cento dei miei mattoni e hai detto inoltre: Mercurio non prevarrà contro di
me! Quindi hai riunito i tuoi servi e i tuoi cammelli e sei tornato, pronto a pren-
dere i mattoni del mio "martyrion" ingiustamente, come se io non potessi fare le
mie vendette contro di te. Ma sarà Dio a punirti, poiché certo questa folla è conve-
nuta qui oggi per vedere la tua vergogna. AI posto della paglia che si dovrebbe get-
tare per la fondazione del mio santuario, io farò sí che la tua testa e la tua spina
dorsale segnino per questa folla il tracciato del mio santuario sia per la sua lunghez-
za che per la sua larghezza". Mentre S. Mercurio gli diceva queste cose, nessuno lo

vedeva ] tra tutta la folla salvo il pagano. E quindi i suoi servi turbarono tutta la
città piangendo e gridando. Perciò la folla si radunò per vedere lo spettacolo di
quanto succedeva. 31. Dopo che la folla si radunò, improvvisamente il cammello si
alzò da sopra all'uomo e prese uno dei s'uoi piedi nella bocca. Il pagano gridò men-
tre il cammello correva con lui: "Seguitemi, fratelli miei e guardate cosa mi accadrà,
poiché S. Mercurio è colui che mi fa tutte queste cose, poiché io sono corso ai suoi
mattoni e li ho presi ingiustamente. Venite con me fratelli miei, vi mostrerò il luogo
in eui costruirete il "martyrion", sia che viva sia che muoia. Non vedete, o fratelli
miei, S. Mercurio che mi trafigge e mi minaccia molto (dicendo): Sei proprio tu co-
lui che segnerai le fondamenta del mio santuario ( stando sospeso da solo a testa in
giú?". E la folla lo seguí impaurita e tremante fino a che egli fece il giro del ean-
tiere del santuario stando sospeso a testa in giú e gridò a gran voce: "S. Mercurio,
martire santo, abbi pietà di me, perdonami per la mia ignoranza, e io darò tutti i
miei mattoni per la costruzione del tuo santuario e tutto il legname che troverò, e
diverrò cristiano con tutta la mia famiglia e lascerò tutti i miei servi liberi, e diver-
rò servo del tuo santuario fino al giorno della mia morte". 32. Dopo che disse que-
ste cose, il cammello lasciò giú lui, che era sospeso a testa in giú con un solo pie-
de e S. Mercurio toccò le sue ferite, lo guarí e lo lasciò andare senza alcuna ferita
in tutto il suo corpo. E una grande paura si impossessò di tutti coloro che stavano
a guardare come il cammello lo aveva feritoled egli aveva confessato loro: "Eceo, è
S. Mercurio che mi trafigge!". Finalmente esaminarono il suo corpo e non trovarono
affatto alcuna ferita in esso, e gli dissero: "Dove sono le ferite nel tuo corpo? Tan-
to piú che hai mandato anche il grido: - Ecco, il giusto mi colpisce al piede con la

sua lancia!" - L'uomo rispose loro: "Fratelli miei, dal momento in cui egli ha fatto
sí che il cammello mi lasciasse, e ha posto la sua mano sul mio corpo, proprio da
quel momento io sono guarito". E subito corse dal Vescovo, ed egli battezzò lui e
tutta la sua famiglia nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E lasciò
tutti i suoi servi liberi e diede tutto il materiale che aveva riunito per la costruzio-
ne della sua casa, legname e pietre e ogni suo mattone, per il santuario di S. Mercu-
rio, e lavorava al santuario con le sue mani come gli operai. | Morí però secondo il
destino di ogni uomo prima che fosse terminato il "martyrion", nella pace di Dio. A-
men.

VIII. 9UINTO MIRACOLO: IL FURTO DEL LEGNAME

Quinto miracolo avvenuto per opera di S. Mercurio. 33. Avvenne dopo che si co-
minciò a costruire il "martyrion" di S. Mercurio con grande sfarzo, poiché gli uomi-
ni che lavoravano al santuario erano numerosi, che un uomo della città passò per ca-
so e vide del legname sparso davanti alla porta del santuario, lo desiderò e disse:
"Ho proprio bisogno di questo legname e lo prenderò". Si avvicinò al legname, lo pre-
se, lo caricò su di sé e andò con esso fino a che si allontanò un po' dal santuario.
Ma all'improvviso l'uomo si smarrí e non sapeva dove andava, finché arrivò a fermar-
si davanti aUa porta della casa del povero, a cui S. Mercurio appariva e a cui parla-
va | poiché egli era il suo amministratore in ogni cosa riguardante il santuario. S. Mer-
curio apparve al suo amministratore e gli disse: "Alzati, e vai davanti alla porta del-
la tua casa: troverai quell'uomo che si è smarrito e non sa dove andare, poiché io
sono colui che lo ha fatto smarrire e non gli ho lasciato sapere dove andasse affin-
ché giungesse qui, e tu lo vedessi mentre ancora è carico di quel legname, gridando:
"Dio di S. Mercurio, abbi pietà di me, poiché io ho peccato contro di te!"; e tu di-
gli cosí: Tu non sei andato a lavorare neppure un giorno al mio santuario, e inoltre

sei andato a prendere ingiustamente il legname che è stato donato al mio santuario
in riseatto delle anime. Ma grazie alla misericordia di Dio, porta il legname al suo po-
sto e torna a casa tua salvo! E al mattino, appena alzato, annunci ciò che aveva
fatto, affinché gli altri abbiano timore e non vadano piú a rubare | il materiale del
mio santuario, affinché non accada loro un accidente". E dopo che disse queste co-
se, S. Mercurio gli si rese invisibile. 34. L'uomo si alzò, uscí subito e trovò l'uomo
che stava davanti aUa porta della sua casa senza sapere dove fosse, ma diceva cosí:
"Dio di S. Mercurio, abbi misericordia ed abbi pietà di me, poiché io ho peccato
contro di te, o mio Signore!". E il povero parlò con lui dicendo: "0 mio amato
fratello, dove vai cosí con quel legname caricato su di te? Io ti dico che questo le-
gname è di S. Mercurio; dunque dimmi tutto ciò che ti è accaduto!". L'uomo gli
raccontò come aveva preso il legname e come S. Mercurio aveva fatto smarrire il suo
intelletto, affinché giungesse senza saperlo davanti alla porta della sua casa. L'uomo
a cui S. Mercurio era apparso, da parte sua, riferí all'uomo ogni parola che S. Mercu-
rio | gli aveva detto. E dopo che l'uomo udí queste cose si meravigliò molto e dis-
se: "Non un giorno soltanto di lavoro al tuo santuario, o mio signore padre; ma se
Dio mi concederà la guarigione, non smetterò di lavorare al tuo santuario fino a che
non sarà terminato; e proclamerò questo miracolo in ogni luogo dove andrò!". E su-
bito recuperò il suo intelletto, andò a casa sua e dormí finché tornò la luce. Dopo
che fu giorno, si levò e andò al luogo in cui era il legname, lo caricò su di sé men-
tre tutti lo guardavano e lo portò al santuario del Santo, lo lasciò dove lo aveva tro-
vato e annunciò quello che gli era accaduto per tutta la città. Un grande timore si
impossessò di tutti coloro che udirono e non andarono piú a toccare dell'altro mate-
riale che appartenesse al santuario fino a che non fu terminato. E l'uomo non smi-

se di lavorare al santuario fino a che non fu | terminato, in lode a Dio e al suo
martire santo, per i secoli dei secoli. Amen.

IX. SESTO MIRACOLO: I L G I U D E 0 C 0 N V E R T I T 0

Sesto miracolo avvenuto per opera di S. Mercurio. 35. Udite aneora quest'altra
grande meraviglia che avvenne per opera di S. Mercurio, in lode a Dio e al suo mar-
tire santo. Avvenne, dopo che si costruí il "martyrion" felicemente, che fu posto un
cancello di legno persiano, poiché aveva tre grandi "tronchi persiani" la donna ai cui
occhi S. Mercurio aveva dato la vista; essi erano quelli con cui il marito voleva, pri-
ma di morire, far costruire una grande nave per il mare. Ma l'ora suprema lo raggiun-
se secondo la volontà di Dio, e secondo il destino di ogni uomo; morí, e lasciò a
sua moglie una grande proprietà. Dunque costruirono (il cancello) dell'abside tutto di
legno persiano, molto bello, e dopo che radunarono la folla lo misero in piedi. I gio-
vani operai che lavoravano | alla tomba dissero quasi per gioco: "0 se il cuore di S.
Mercurio ci fosse favorevole poiché costruiamo il suo "rnartyrion" e facesse sí che que-
sto legno absidale generasse un frutto che potessimo mangiare, come se ancora vege-
tasse, e non fosse stato tagliato affatto!". Improvvisamente il legno mise fuori dei ra-
mi e contemporaneamente si coprí di foglie belle e tenere; e dopo che la folla vide
ciò che era accaduto, glorificò Dio e il suo martire santo S. Mercurio, che faceva una
quantità di miracoli e molte meraviglie. E gli "spudaioi" che erano con loro colsero
alcuni di quei frutti e li posero nelle proprie mani come talismani. 0 quante guari-
gioni avvennero dal frutto di quell'albero! E la folla mangiò e bevve da essi, e rese
lodi a Dio e rese grazie a Lui e al Suo martire santo S. Mercurio.  36. Udirono tutti

coloro che erano nella città quel grande miracolo che era accaduto, e andarono tut-
ti insieme, uomini e donne, a vedere quel grande miracolo. E vi era un giudeo nel-
la città, di nome Kampos, molto cattivo verso chiunque e soprattutto verso i Cristia-
ni. Udí anch'egli quel grande miracolo ch'e era accaduto e ordinò a un suo servo di
sellargli una mula femmina bianca e salí su di essa. Disse al suoservo: "Vieni, andia-
mo a vedere che ridicolaggine fanno oggi i Cristiani". E andarono insieme finché
giunsero al santuario del Santo, e il giudeo entrò nell'edificio in sella alla sua bestia.
Gli disse uno dei giovani che portavano terra al santuario: "Dove vai cosí con que-
sto animale, nella Chiesa di Dio?". Ma il giudeo non gli diede ascolto per niente
ed entrò in sella alla sua bestia e si fermò e rimase a guardare (il cancello) dell'ab-
side coperto assai di foglie, come se vegetasse ancora sulla terra. E disse loro il giu-
deo: "Chi ha messo queste foglie estranee a questo legno per fingere che il Santo
abbia fatto questo?". Rispose il giovane puro che aveva parlato con lui riguardo alla
bestia su cui montava e gli disse: "Quello che ti colpirà ora è colui che ha fatto tut-
ti questi prodigi!". Allora il giudeo si riempí d'ira e di violenza e rivolse la bestia
contro il giovane volendo colpirlo. Ma improvvisamente gli zoccoli della mula su cui
quello montava si piantarono giú a terra come creta. 37. Il giudeo cadde a terra sul
suo viso e si ferí con i mattoni e le pietre sparse sul luogo della costruzione, e su-
bito ecco S. Mereurio entrare | dalla porta della Chiesa, accompagnato da un angelo
luminoso con la lancia in mano; egli disse al giudeo: "Che fai gui, uomo indegno?
E' questo un luogo di divertimento o no? Sei venuto alla gara di sciogliere i cavalli?
Dunque queste foglie e questi frutti sono estranei, e inoltre tu sei venuto per colpire

gli uomini che lavorano al mio santuario, invece di lavorare al mio santuario, e nem-
meno hai lasciato lavorare gli operai". E subito S. Mercurio gli conficcò la spada in
mezzo al petto, cosicché i suoi intestini furono prossimi a uscirgli fuori. E nessuno
vedeva il Santo, se non il giudeo che il Santo aveva colpito, ma tutti quelli che la-
voravano vedevano l'uomo giacere come un morto. Dopo di ciò egli gridò a gran vo-
ce dicendo: "S. Mc"curio, aiutami in questo momento di pena, e io non mi farò piú
vedere a deridere | alcun santo mai piú. E se tu mi libererai questa volta, io diver-
rò cristiano e servo di Cristo fino al giorno della mia morte; e farò pure il tuo ri-
tratto come ti vedo ora in sella al tuo cavallo con la tua lancia conficcata dentro
di me e farò fare il mio ritratto mentre giaccio davanti ai tuoi piedi con disonore e
impotenza e ti indorerò d'oro zecehino e pietre color fuoco - cioè il topazio - e il
disegno della tua lancia lo farò fare di diamanti. Piutami, ora, o mio signore padre
S. Mereurio!". 38. Dopo ehe il giudeo disse queste cose, l'angelo del Signore parlò
con S. Mercurio dicendo: "Togli la lancia dal suo petto se egli crederà nel vero re Ge-
sú Cristo. E' migliore infatti un peccatore | se si pente, piú di un giusto che com-
metta peccato. 'Vi è piú gioia fra gli angeli di Dio per un peccatore che si pente,
che per novantanove giusti che non hanno bisogno di pentimento' (Luc. 15, 7), come
il nostro Salvatore disse ai suoi Apostoli quando era con loro. Ora concedigli la tua
misericordia poiché è ignorante". E subito S. Mercurio lo lasciò. E dopo che quello
prese coraggio, disse tutto ciò che era accaduto alla folla che si era raccoltaintorno
a lui, E dopo che udirono, resero lodi a Dio che faceva questi miraeoli in questo
modo per mano del suo martire santo S. Mercurio. 39. Dopo di ciò, il giudeo si le-

vò e andò a casa sua e disse ogni cosa che gli era accaduta a sua moglie e ai suoi
servi, poiché non aveva figli affatto, poiché sua moglie era sterile. | L'indomani dis-
se a sua moglie: "Chi ama Dio mi segua! ". E prese sua moglie e i suoi servi e
andò dal Vescovo. Questi li battezzò nel 'nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, diede all'uomo il nome di Zaccaria, a sua moglie il nome di Elisabetta e li
congedò in pace. Amen. E dopo che andò a casa sua, non passò molto tempo che
conobbe sua moglie ed ella concepí due figli maschi in una volta sola. E dopo che
si compirono i giorni, ella generò due figli gemelli e diede al primogenito il nome di
Mercurio, secondo il nome di San Mercurio, poiché avevano ottenuto quella guarigio-
ne da lui e chiamarono il secondo eol nome di Giovanni, secondo il nome di S. Gio-
vanni Battista. Dopo di ciò l'uomo chiamò | un valente artigiano e gli diede 10 lib-
bre d'oro zecchino e delle pietre preziose di gran valore e fece fare l'immagine di S.
Mercurio con la lancia nella mano destra. Vi fece incastonare dei diamanti e fece fa-
re anche il proprio ritratto d'oro e topazi mentre era ai piedi di S. Mercurio che lo
colpiva al petto con la sua lancia. E dopo che fece il ritratto, lo prese e portò in
Chiesa, dopo la consacrazione del santuario, e lo lasciò davanti allo "hierateion" (do-
ve sta) fino ad oggi. E ancora sta nel Santuario a testimonianza dei miracoli e delle
meraviglie del martire santo S. Mercurio. Nella pace di Dio. Amen.

X. SETTIMO MIRACOLO: I L G I 0 V A N E I N N A M 0 R A T 0

Settimo miracolo avvenuto per opera di S. Mercurio, in pace. Amen.140. Avvenne

dopo che venne consacrato il santuario, che la fama dei miracoli di S. Mercurio giun-
se in ogni luogo e grandi folle accorrevano presso le sue sante reliquie venerandole
con grande fede; e chiunque fosse infermo di una o di un'altra malattia, se venera-
va il suo corpo santo, otteneva subito la guarigione e tornava a casa sua in pace; e
inoltre gli eacciava i demoni. Insomma, era soccorritore di chiunque andasse dalui
e di coloro che lo pregassero da lontano, e molti voti e offerte venivano portati al
suo santuario. 41. Vi era un magistrato in una regione vicina a Maiuma di Gaza, il
nome del qual magistrato era signor Hermapollon. Egli aveva una sola figlia femmina
e non aveva mai generato | figli all'infuori di lei e anche questa egli non l'aveva ge-
nerata, ma l'aveva presa essendo una piccola orfana e l'aveva adottata; ed egli tene-
va a lei come teneva a Dio. Egli udí dei miracoli e delle meraviglie che avvenivano
nel "martyrion" di S. Mercurio; si levò, prese una piccola offerta di trenta olocotti-
ni, andò al "martyrion" di S. Mercurio, pregò in esso e diede i trenta olocottini all'
amministratore del Santuario; e l'economo e i sacerdoti fecero grande accoglienza al
magistrato, poiché quei sacerdoti erano cortesi. Poi bevvero una quantità di vino e
mangiarono molti cibi e onorarono molto quel magistrato. Finalmente essendo venu-
ta l'occasione, il magistrato disse loro: "Ditemi di cosa avete bisogno per questo san-
tuario, affinché io vi provveda". I sacerdoti e | gli amministratori egli dissero: "Desi-
deriamo una bella teca dove mettere il corpo del Santo". Il magistrato rispose dicen-
do: "Se Dio e S. Mercurio vogliono, e si compie la mia preghiera, io farò una teca per
il martire secondo il suo merito e la intaglierò in avorio pregiato come quella degli
imperatori romani". Dopo di ciò il magistrato si addormentò per riposarsi; ed ecco
S. Mercurio apparve al magistrato nell'aspetto di un generale e gli disse: "Quando al

mattino ti alzerai, monta sul tuo cavallo, vai a casa tua e non indugiare. Io so in-
fatti che sarai un po' negligente riguardo al proposito della teca di cui i sacerdoti
ti hanno parlato questa sera, ma io non ne terrò conto con te. Io so infatti che do-
po un certo tempo tu verrai alla mia tomba, e io avrò pietà di te". I Il magistrato
si destò dalla visione e si meravigliò molto. Dopo che fu mattina, si levò, andò in
Chiesa e adorò le ossa di S. Mercurio; uscí, caricò le sue bestie e andò a casa sua
in pace. 42. Dopo che passò un giorno da che il magistrato era tornato dal "mar-
tyrion", un grande magistrato della città sentí dire che la figlia di lui, vergine, era
bellissima. Egli mandò delle nobildonne della città, molto illustri e già anziane da lui,
dicendogli: "Voglio fidanzare tua figlia con mio figlio, e arricchirò la sua dote con
oro e argento, schiavi e schiave, navi che navighino sul mare, secondo l'onore della
grandexza di entrambi noi". Allora la madre della fanciulla, cioè la moglie del ma-
gistrato, gli riferí come (quelle donne) erano state mandate da loro a causa della lo-
ro figlia. Disse il magistrato: "Se I non trovo un giovane che io porti nella mia ca-
sa, al quale io ascriva tutto il mio avere e che io adotti, non mi sarà possibile mai
separarla da me. Tu sai che non ho alcuno aU'infuori di lei, e noi in lei vediamo
Dio". Allora la moglie del magistrato disse ogni cosa alle donne che erano venute,
ed esse andarono addolorate a dire ogni cosa al giovane e ai suoi genitori ed essi si
afflissero molto per la risposta. 43. Dopo che fu sera, chiamarono il loro figlio, man-
giarono, bevvero un buon vino e parlarono con lui di una quantità di fanciulle del-
la città ma esse non piacquero ai suoi occhi ed egli era molto afflitto, poiché sape-
va che la fanciulla era bellissima fin da quando, da piccolo, andava a scuola con il

suo maestro. Il maestro lo mandava ogni giorno a portare alla fanciulla ciò che il
maestro scriveva per lei sulla tavoletta. Dunque il giovane l passò tutta la notte co-
ricato, pensando che cosa avrebbe fatto per ottenere la fanciulla o con un matrimo-
nio regolare o peccaminosamente, a causa del suo grande amore per lei. Insomma,
rimase molto addolorato, ma non disse a nessuno il suo dolore se non a se stesso.
Ed entro un mese da che avvennero queste cose, la madre del giovan.e morí e, per
il dolore di sua madre, suo padre non cercò di sistemarsi un'altra volta. 44. Il pen-
siero della donna continuò ad affliggere anche il giovane, tormentandolo giorno e
notte. Ed egli languiva ogni giorno fino a deperire ed avvicinarsi alla morte, ed andò
da molti maghi, volendo costringere la volontà dei genitori di lei e prenderla senza
il loro consenso. Ma non ottenne ciò. Alla fine trovò un mago esperto | che gli dis-
se: "Io te la farò vedere e tu parlerai con lei faccia a faccia molte volte". Il giova-
ne, per l'ardore del suo cuore che bruciava per la fanciulla, promise al mago dicen-
do: "Se otterrò ciò da te, ti darò dieci olocottini". Allora il mago stabilí il segno
zodiacale secondo i dati che egli gli forní su di lei e causò una malattia in una par-
te della sua testa ed ella soffrí molto per quella malattia che i medici chiamano e-
micrania. 45. Dunque continuò a patire la malattia per sei mesi. Dopo di ciò sua
madre disse a suo padre: "Orsú forse potremmo portarla al "martyrion" di S. Mercu-
rio, e io credo che la guarigione le giungerà da lui". Disse suo padre: "Potremo
andare con lei in mezzo a una simile folla?". Disse sua madre: "Una volta entrati
in Chiesa, | uomini e donne non sono divisi in Cristo". E presero la decisione di an-
dare. Mentre era coricato pensando come sarebbe andato con sua moglie e sua figlia

al "martyrion" di S. Mercurio,ricordò improvvisamente ciò che i sacerdoti gli avevano
detto riguardo alla teca del Santo e a ciò che S. Mercurio gli aveva detto: "Sarai
un po' negligente riguardo al proposito della teca di cui i sacerdoti ti hanno parla-
to, per mettervi dentro il mio corpo; ma io non ne terrò conto con te poiché do-
po un certo tempo tu avrai bisogno di me e verrai al mio santuario". Egli destò
sua moglie e le disse: "Grande è il mio peccato, oggi, sorella mia", e le disse tutto
ciò che gli era accaduto e la visione che. aveva visto, e un grande timore cadde su
ambedue. Dopo che fu mattina, mandò a chiamare una quantità di valenti artigiani
| tornitori, e fece loro portare dei legni squadrati pregiati. Quelli fecero i quattro
piedi della teca a parte e li intagliarono in avorio. Fece portare un legno di pino
pregiato ed essi fecero il coperchio della teca. E collocò delle lamine sulla copertura
della teca e le cesellò con foglie e avorio. E sul coperchio della teca inchiodò delle
immagini, delle pietre verdi, tre croci d'oro e tre sigilli d'argento ed essa fu portata
felicemente a termine con grande cura. 46. Egli caricò la teca sulle sue bestie di
notte con sua moglie, sua figlia malata e i suoi servi, finché giunsero al Santuario
di S. Mercurio con la teca, tre giorni prima della festa di S. Mercurio, che ricorre il
giorno 20 del mese di athor. Dopo che i sacerdoti la videro, rimasero assai ammira-
ti, | ammirando la sua grande bellezza, e cantarono inni davanti ad essa, finché la
portarono in Chiesa e il magistrato, sua moglie e sua figlia entrarono nel "martyri-
on" e venerarono il corpo del santo Mercurio con grande gioia e l'economo li con-
dusse nel matroneo da soli perché si riposassero dalla fatica del viaggio. La fanciul-
la era sofferente poiché quella malattia produceva odio verso la Chiesa, poiché l'am-
malato di emicrania è come un indemoniato. 47. Nel mezzo della notte, ecco S. Mer-

curio si armò come un generale dell'imperatore, andò alla città del magistrato, en-
trò nella casa del giovane che aveva mandato la malattia dolorosa alla fanciulla, e
gli apparve in maniera terrificante, con la sua spada in mano, e lo colpí in testa
con la parte piatta della spada per tre vòlte, adirato. | Il giovane balzò dal sonno
e vide S. Mercurio faccia a faccia, in piedi davanti a lui, e sobbalzò sul letto volen-
do alzarsi e fuggire, ma cadde improvvisamente in avanti, ai piedi del Santo. Que-
sti lo percosse a lungo molto minacciosamente e il giovane continuò a baciare i pie-
di del Santo piangendo e gridando: "Ohimé, peccatore! Qual è il peccato che ho
commesso, o mio Signore7". Gli disse S. Mercurio: "Non hai tu udito: non male-
dire il Re del tuo popolo e non levare la, mano sull'Unto del Signore? (Ex. 22,28)".
Egli rispose: "E' scritto, mio signore; ma dimmi chi sei, qual è il tuo nome, e dim-
mi il mio peccato, perché io mi penta del mio peccato: so infatti che esiste il pen-
timento!". Gli rispose il Santo: "Io sono Mercurio, colui che fa questi miracoli
nella città di Cesarea, e sono venuto per colpire te e anche il mago I che ha cau-
sato questa grande sofferenza in una parte deUa testa della figlia di Hermapollo, ma-
gistrato della città, ingiustamente. Ma poiché ho trovato il pentimento dentro di te,
non ti farò nessun male. Ma quando ti alzerai al mattino, non indugiare ad andare
alla casa del mago che ti ha fatto fare questo grande peccato e andate al mio san-
tuario e la tua gioia sarà completa in ogni cosa". Gli rispose l'uomo: "0 mio si-
gnore, io verrò con gioia, ma il mago certamente non verrà con me: cosa farò?".
Gli disse il Santo: "Sta' tranquillo, e io farò in modo che quello venga danzando".
Quindi il Santo gli si rese invisibile. 48. Dopo che fu mattina, il giovane andò in-
contro a suo padre dicendo: "Padre mio, aiutami, io voglio andare a pregare alsan-

tuario di S. Mercurio". Suo padre era molto | sollecito con lui, poiché non aveva
nessun figlio all'infuori di lui; e gli disse: "Va', figlio mio, ma non tardare a torna-
re, poiché il mio cuore arde per te, luce dei miei occhi!". E gli diede una quantità
di provviste e tre servi affinché lo servissèro. Egli mosse con grande premura e giun-
se nella città in cui era il mago e gli disse: "Orsú, fratello mio, andiamo a pregare
al Santuario di S. Mercurio! ". E riferí al mago ogni cosa che gli era accaduta e ogni
parola che S. Mercurio gli aveva detto. E il mago, dopo che udí che il magistrato e-
ra nel Santuario di S. Mercurio, si spaventò e si turbò molto, e disse al giovane:
"Dovessi anche morire, non verrò al santuario di S. Mercurio, affinché non venga
smascherato ed il | padre della fanciulla non mi uccida a causa di sua figlia che io
ho stregato a causa tua". E dopo che il giovane udí queste cose da parte del mago,
si mosse con grande premura, finché giunse al Santuario di S. Mercurio ed entrò nel
Santuario con grande timore, e venerò le ossa del Santo. E vide anche la fanciulla
prostrata sul eorpo del Santo con suo padre e sua madre, che gli chiedevano un aiu-
to per lei. E il Santo le riservava una buona occasione. Il giovane chiamò l'ammini-
stratore del Santuario e gli diede dieci olocottini e il magistrato, cioè il padre della
fanciulla, guardò verso la folla e vide il giovane: lo riconobbe, andò verso di lui sen-
za sapere nulla, lo salutò e si informò da lui della salute | di suo padre e di tutti i
familiari. Dopo che pregarono, egli invitò il giovane e lo condusse al matroneo, dove
egli stava con sua moglie e sua figlia; mangiarono e bevvero insieme e (il giovane) vi-
de la fanciulla e si rallegrò molto, ma si affliggeva, anehe, per lei, poiché la vedeva

in una grande sofferenza, e si vergognava davanti ai suoi genitori poiché proprio lui
era la causa della sua malattia. Temeva d'altra parte che S. Mercurio non comparisse.
Insomma, una quantità di preoccupazioni tormentavano il giovane. 50. Dopo che si
ristorarono col vino, si addormentarono, 'ed ecco S. Mercurio apparve al padre della
fanciulla; lo svegliò, lo condusse fuori dalla porta del luogo in cui dormiva e parlò
con lui dicendo: "Oa' tua figlia a quel giovane che è con te, se vuoi che io la gua-
risca, e non fargli avere alcun male, I affinché non le aecada qualcosa di peggio". E
gli disse: "Solo tre mesi rimangono prima che suo padre muoia, poiché la sua ora
è compiuta; e non tralasciare di dargli in sposa la fanciulla, poiché egli farà per te
da figlio dopo la morte di suo padre". E gli narrò il modo con cui l'aveva stregata,
tanto da farla ammalare, per il suo grande amore per lei, e inoltre come era appar-
so al giovane trafiggengolo con la spada che teneva in mano, e ogni cosa che gli e-
ra accaduta fino a che era giunto al "martyrion" del Santo. Dopo che il Santo gli
disse queste cose, gli si rese invisibile. 51. Il magistrato, dopo che si svegliò daUa vi-
sione, sentí un grande profumo soave e disse: "Davvero S. Mercurio è colui che mi
è apparso". E stette a pensare a ciò che il giovane aveva fatto a sua figlia a causa
del suo amore per lei e continuò a riflettere: "Era forse volontà di Dio e del Santo
che io rivelassi questo mistero, | o piuttosto che lo lasciassi nascosto?". Mentre egli
pensava queste cose, fu suonata la tromba perché tutti coloro che dormivano si le-
vassero e andassero in Chiesa e cantassero inni coi "philoponoi", poiché era la gran-
de festa del Santo, cioè il giorno 20 di hathor. E la folla si levò, si vestí di bianco
lietamente e andò in Chiesa, e continuò a cantare inni finché sorse la luce. Si levò
anche il magistrato con sua moglie e sua figlia e andarono al Santuario, seguiti dai
loro servi. 52. E anche il giovane andò coi suoi servi; andarono e si prostrarono lie-

ti sul corpo del Santo e il giovane esaminò il fianco della teca e trovò il mago le-
gato alla teca del Santo come un cane, che stava in silenzio e non parlava. E dopo
che vide il giovane gridò dicendo: "Ohimé I mio signore fratello! Vieni e guarda la
mia umiliazione e il mio grande tormento, poiché S. Mercurio è venuto e mi ha mes-
so un morso nella bocca, mi ha portato legato e mi ha legato a questa teca per mia
vergogna". Quindi gridò piú forte il mago dicendo: "Aiutami fratello mio, poiché,
mentre parlavo con te, S. Mercurio è giunto e mi ha dato uno schiaffo sulla faccia,
e io mi sono vergognato molto e mi ha detto: "Un mistero che non ti è stato det-
to di non rivelare, perché hai cercato di rivelarlo?". E allora, eceo, un demone saltò
sul mago e lo buttò a terra e lo tormentò, e gridava: "0 S. Mercurio, lascialo a me
e gli insegnerò io". 0 quante furono le bestemmie che quello disse contro il Dio che
l'aveva creato!. 53. Ed ecco, un'altra donna che era ferma presso il corpo del marti-
re, | un demone la gettò a terra e la tormentò. E dopo che fu finita la funzione
religiosa, tutta la folla si radunò per vedere come il martire puniva i demoni e anche
il magistra'.o andò e sedette. La donna indemoniata gridò dicendo: "0 Hermapoúo, e
tu, sua moglie, non fate nessun male a questo mago, poiché è lui colui che ha stre-
gato tua figlia. E inoltre dà tua figlia a questo giovane, come ti ho detto nel sogno.
Eeco, io ho concesso la guarigione a tua figlia, e tu non indugiare a dare tua figlia
in sposa, a causa del limite di tre mesi che ha la vita del padre di lui. E dopo que-
ste cose il tuo cuore sarà in pace". Sua moglie si stupí per ciò che udiva; sua figlia
fu subito libera dalla sua malattia come se non fosse mai stata malata E disse al

mago | la donna della quale S. Mercurio aveva parlato: "D'ora in avanti non abiterai
piú fra gli uomini, ma andrai nel deserto e starai lí a fare ascesi fino al giorno del-
la tua morte!". E rimproverò lo spirito che era in lui, lo cacciò e il suo aspetto ri-
tornò normale. Ed egli andò nel deseíto e visse in solitudine fino al giornp
la sua morte. 54. Dopo che passò il giorno della festa, Hermapollo caricò le sue be-
stie con sua moglie e sua figlia e andarono a casa loro in pace; e il giovane e i suoi
servi andarono anch'essi alla loro città. Il magistrato disse a sua moglie ogni parola
che il Santo gli aveva detto in sogno; e dopo che ella seppe che, come il magistra-
to le aveva raccontato il sogno, cosí il martire santo aveva detto per bocca della don-
na indemoniata, mentre tutto il popolo ascoltava, si meravigliò molto e una grande
consolazione scese in mezzo I a loro. Mandarono a chiamare il giovane, mangiarono
e hevvero con lui e gli dissero: "Preoecupati di combinare il matrimonio, secondo la
parola di S. Mereurio". E dopo che il giovane udí si rallegrò molto; e dopo che il
pranzo terminò il giovane andò a casa sua e disse ogni cosa che era accaduta a suo
padre, e anche suo padre da parte sua si rallegrò molto. 55. E dopo che fu matti-
na, il padre del giovane radunò tutti i notabili della città e i ricchi, e andarono da-
vanti alla porta di Hermapollo; parlarono con lui circa sua figlia e si rallegrarono fra
di loro. E le diedero una quantità di oro, argento, servi e serve, e molti ornamenti
e navi che navigavano sul mare. E condussero dei "demotes", dei suonatori, dei mi-
mi e degli atleti e I celebrarono il fidanzamento con grande splendore. E dopo altri
7 giorni invitarono una quantità di ricchi e una quantità di magistrati, e fecero il ma-
trimonio con grande splendore, e il giovane si rallegrò molto. Ed entro e tre mesi il
padre del giovane morí in una vecchiaia pacifica, secondo il discorso che il Santo a-
veva fatto al padre della fanciulla. E dopo che terminarono i giorni di lutto, il gio-

vane prese il suo oro e il suo argento, tutte le sue masserizie e i suoi servi, e li por-
tò alla easa di suo suocero, e rimasero insieme fino al giorno della loro morte. E
andavano annualmente al Santuario di S. Mereurio nel giorno deRa sua festa a pre-
gare e rendere grazie a Dio, che fa questí miraeoli e queste meraviglie per mezzo
del suo martire santo | S. Mercurio, per sempre e sempre. Amen.

XI. CONCL USIONE

56. Avete visto, ora, miei cari, queste grandi grazie ehe Dio elargisce opportuna-
mente ai suoi eletti. Io volevo parlarvi di molti altri miracoli e meraviglie che Dio
ha compiuto per mezzo del suo martire potente S. Mercurio. Ma io so che nessuno
può andare alla fine dei miracoli dei Santi e che giova la moderazione in ogni co-
sa 0 beati quelli che annuneeranno le passioni dei martiri santi, e quelli che li a-
scolteranno con fede e non saranno increduli - coloro che li ascolteranno - ma cre-
deranno ad essi con tutto il loro cuore e agiranno secondo i canoni dei santi padri
Apostoli. Prima di tutto dunque i presbiteri e i diaconi si purifichino bene da ogni
peceato prima di accostarsi al santo altare di Dio, affinché il fuoco della divinità non lo
bruci; I i presbiteri indossando i loro mantelli di lana; i diaconi, a loro volta, indos-
sando delle tuniche di lino. I lettori da parte loro se ne stiano tranquilli e recitino
a memoria le Sacre Scritture, i "philoponoi" da parte loro siano presenti alle riunio-
ni della Chiesa mattina e sera sempre; il popolo da parte sua ascolti eiò che gli
viene letto nella Chiesa e lo faccia; le donne da parte loro che la loro testa sia co-
perta e stiano composte. Insomma, siano tutti in ordine, ciascuno secondo il proprio
ufficio, affinché, mentre andiamo cosí con purezza e carità, con amore del prossi-
mo senza ipocrisia, e con le altre virtú della fede, diventiamo figli dei Santi e sia-

mo eredi con loro dei beni che non hanno fine nel regno del nostro signore Gesú
Cristo nostro salvatore, ] per mezzo delle preghiere e della intercessione dell'illustre
martire santo e generale onorato di Cristo S. Mercurio, del quale oggi noi celebriamo
la festa, per mezzo della grazia e della filantropia del nostro Signore e nostro Dio,
nostro salvatore Gesú Cristo. Lode a Lui e onore e potenza con il suo Padre buono,
e con lo Spirito Santo, salvatore e consustanziale ora e in ogni tempo per i secoli
dei secoli. Amen.