Tito Orlandi NUOVI FRAMMENTI DELLA HISTORIA ECCLESIASTICA COPTA. Nel 1968-70 ho pubblicato il testo di una storia ecclesiastica in lingua copta (Orlandi 1968-70) sui cui avevano già attirato l'attenzione il Von Lemm (1888) ed il Crum (1902), ma che era accessibile solo parzialmente in pubblicazioni sparse. La mia edizione obbediva a due criteri fondamentali: (1) accelerare quanto più fosse possibile la pubblicazione di testi copti, la cui valorizzazione presso i non specialisti è condizionata dalla loro accessibilità in forma stampata (e con traduzione); (2) produrre un'edizione critica ricostruendo un testo "originale" (per quanto possibile) a partire da diversi manoscritti disponibili: in questo caso vi erano frammenti da quattro manoscritti. Il primo criterio, al quale si sono ispirate anche numerose mie pubblicazioni successive, ha determinato presso i recensori accoglienze che vanno dal benevolo incoraggiamento a drastici (per fortuna pochi) giudizi negativi. Ho menzionato ciò solo per sottolineare il fatto che oggi una tale questione è superata dal progresso tecnologico, che permette di porre il problema delle edizioni di testi su un piano del tutto differente. Prima di dare maggiori ragguagli, è però opportuno parlare anche del secondo criterio, ed aggiungere una considerazione. Quanto al secondo criterio, infatti, devo confessare che, secondo il mio attuale parere, esso derivava da una impostazione classicistica non ancora sufficientemente temperata dall'esperienza con la tradizione manoscritta copta. Mi sono dunque convinto che, salvo rare eccezioni, ogni manoscritto copto rappresenta non un certo testo, con i normali errori meccanici o lievi interventi di scribi più o meno dotti, cui i filologi classici sono abituati; ma rappresenta una redazione a sè, confrontabile con altre ma non riconducibile per loro mezzo ad un archetipo, se non nei concetti e non nella forma. Osserverò poi che alcuni studi, miei e di altri, fatti nel frattempo, mi hanno convinto della grande importanza del testo di questa storia ecclesiastica, non perché possa fornire dettagli storici ignoti, ma perché la sua caratteristica lo rende uno strumento particolarmente adatto a valutare la versione di alcuni fatti che si trova nelle fonti più normalmente conosciute. Esso infatti è certo derivato direttamente dalla memorie storiche che si conservavano presso il patriarcato di Alessandria, e rappresenta un'interpretazione coerente dei fatti, che viene utilmente confrontata con quelle degli storici "personalistici" che cercavano di unificare fonti di diversa provenienza. Purtroppo devo anche dire che, con pochissime 1 eccezioni, questa storia ecclesiastica copta non è affatto entrata nell'orizzonte degli studiosi della storia del periodo relativo. Peggio per loro; da parte mia credo sia soprattutto questione che passi il tempo necessario per digerire il fatto che anche un'opera in copto possa essere consultata. Mi sembra chiaro, dopo tutto ciò, che è nostra intenzione riprendere questo testo (e del resto anche altri pubblicati successivamente) per metterlo a disposizione degli interessati sotto una forma nuova, in parecchi sensi. Prima di tutto, ogni manoscritto verrà trattato a sè, almeno in via preliminare. Il suo testo verrà memorizzato in calcolatore, rispettando i canoni della cosiddetta trascrizione diplomatica, sia pure con alcune semplificazioni. Queste semplificazioni saranno dettate da un lato dalle necessità del mezzo tecnico, tenendo presente non tanto la memoria in sè, nella quale si può in realtà codificare tutto, quanto il prodotto finale, che per ragioni economiche è previsto uscire da una stampante ad aghi e non da un foto-compositrice. Altre semplificazioni, soprattutto nei riguardi della precisione nel trascrivere i segni diacritici, saranno rese possibili dal fatto che la trascrizione a stampa si prevede sempre accompagnata da una riproduzione fotografica (su microfiche). In tal modo il testo stampato sarà sempre verificabile. Si aggiunga che la memorizzazione del testo consente la sua continua correzione, ove ci si accorga di errori o si muti parere di fronte a certi problemi, e la facile produzione di nuove edizioni ad intervalli ragionevoli di tempo. Il lettore resterà naturalmente avvertito di una certa provvisorietà del testo e della traduzione, cosa del resto che è vera per tutte le edizioni di testi. Detto ciò, in questo caso ci è sembrato opportuno dare l'edizione "convenzionale" di alcuni frammenti identificati recentemente, appartenenti ai due codici principali della storia ecclesiastica, quasi come forma di passaggio ai metodi più aggiornati. Essi completano quanto è fino ad oggi conosciuto del suo testo. 2 TRASCRIZIONE DEL TESTO COPTO Si tratta di: - due fogli oggi conservati presso la P. Morgan Library di New York, segnati M664b 13 e 14, appartenenti al codice "MONF.HY" (= Crum 1902: A; Orlandi 1968-70: H). - Un frammento oggi conservato presso la Cambridge University Library, segnato OR 1699.R s.n. - Esso appartiene al foglio M664b 13. - Un frammento oggi conservato presso la Bodleian Library di Oxford, segnato D 241, appartenente al codice "MONB.FY" (Crum 1902: B; Orlandi 1968-70: V). NOTA: I segni diacritici sono quelli usuali. Soltanto è usato il segno: '=' per indicare uno spazio bianco nel manoscritto. - Il testo è ricavato dalle fotografie, con le incertezze che ciò comporta normalmente. In particolare abbiamo tenuto conto della "sopralinea", ma non l'abbiamo trascritta, sia perché spesso di incerta individuazione, sia perché la riproduzione tipografica non è mai soddisfacente. 3 m664b.13r, col. i. nai de afoyou[ nci prro . hws eau[.. erof ebol hitm[ p] noute . afkeleue etre nepiskopos 5 swouh eePesos nseyine etbe n dogma etouaab :- narCHepiskopos de aut[...]oou em 10 .........].ausw ouh euo ]nhouo n.....ep]iskopos ........]poua . poua mn ]nefpres 15 buteros m]n nef diakonos] . mn peklHros ]tHrf :- auw aucw]yt hH tf nnes]torios n 20 henhoou ena]ywou :- ..........]de mpr ro ..........]e . . . . . . . . . . . . . . . . 25 . . . . . . . . .......] === nes Qui integrato con Cul or 1699.r torios de ]afkwry erof ]etreftnno ou n]mmaf nkan 30 did]ianos pko mHs ]etrefroeis ......]anHper .......]afjoos gar je[ seo]y ehoue 35 eroi . mHpote nse hotbet :- 4 m664b.13r, col. ii afmeeue gar ehoun eneneiote je hn rwme ne nqe nna pkosmos mponH ros . nrefeire mpeu 5 kba . nterefei de nci kanditia nos . nteunou af hi tootf en nefcij ehrai ejm parCH 10 episkopos kuril los . mn henke e piskopos nmmaf afnojou ehoun eua ho eaukaaf ebol ef 15 meh nsouo :- parCHepiskopos de peneiwt ku rillos pejaf n nesnHu je ou[ ne] 20 nai ettw[lm ha] nenouerHte :- ntoou ce aucomcm eroou pejau je peneiwt hnsouo 25 Qui integrato con Cul or 1699.r ne . == afouwyb nci phag[ios kuril] los efj[w ]mmos je fsm[am]aat nci pno]ute[ peiw]t pai et 30 Y nan m]pejro :- tews[ gar n]tauotpen ehou[n epHi ]mpejro :- ntafr pai de nci kanditianos ef 35 meeue je ere pke seepe nnepiskopos 5 m664b.13v, col. i nar hote nsepwt tarefcn qe nka tHgorei . nfsooun de an je ntaubwk emou ha tpistis 5 nqe n[hen]martu ros . == pe[fyom]nt de nterefe[ime ]je m pe pentafmeeue erof ywpe . afka 10 au ebol efr hote je nne prro swtm :- plHn afY rwme e nehiooue kata ma je nne laau nrw 15 me ntau fi shai e kwstantinou polis . nai afa au nci kanditi anos je nne p]rro hoi 20 .....]......ka ..].nnestorios pa s]ebHs . == ntere t]kuriakH de yw pe autwoun tH 25 r[ou ]nci n[epi]sko lacuna Qui Cul or 1699.r illeggibile 6 m664b.13v, col. ii .....e]piskopos .....] mpe nes to]rios swouh nmmau . auji yojne autnnoou 5 epHi etefouHh n hHts nyomnt nepiskopos auka lei mmof etsuna xis . ntof de m 10 =p[efouwy eei] ehoun[........ ntero[ur de teu] yH n[tkuria] kH yw[...... 15 rwnne[...... klHsi[...... je mp[...... aukw[ ehrai mpef] toou[ neuaggelion] 20 ntmH[te .... auar] Cei n[...... m..t[....... n[ . . . . . . . 25 a[........... Qui Cu.or1699r ount[...... smnt[...... q[......... nefyoop de[ ... 30 nkurillos[ nou] notarios[ epef] ran petros[... CH....[...... ............ 35 a.......nne.. 7 m664b.14r, col. i meut[ nmma[ amou[ jok[ rion . [ 5 ..]ehou[ .]mmHs.[ .]jn tn[ k]lHsia . a[ ...]Cl[ 10 ..pe]jaf nau [ ...]tnmnp[ ...]yine nswf . ah rwtn mn tekklH sia . === pmHHye 15 de aufwce ejwf . au sura mmof aukoon sf . aujitf etmH te mpnoc ntetra pelwn . auswk m 20 mof yantefpwh e]texu[...]ion . au k]aaf[.........]he ..]mp[..........]H .........]t . ephae 25 ..........]kwht e ...]u[.......a]usw ouh eh]oun mpefker mes] automsf hm p ma e]yautwms n 30 ne]qemelikH nhHtf . nai ]nentauywpe m]proterios :- nte]roubwk de je eu n]aY mma ntekk 35 l]Hsia etootou n n]etnaroeis eroou :- au]cen oushime esn houn em[au e]nou e 8 m664.14r, col. ii bol an te hn tko[ alla ouebol te hm p genos nnsarageno[s] auw aukaas ebol e]jwk . == diosko 5 ros ]de efnamou hn te xwrH]stia . afjoos et]be phagios timo qe]os etrefywpe nepiskopos epef 10 ma . === pai de ne ourwme nte pnou te pe efmeh ebol hm psooun mpnou te . eountaf mmau 15 mpouwy ntpis tis norqodoxos :- auw nterefhmo os hi peqronos af ywpe narCHepis 20 kopos erakote :- afr rro nci lewn mnnsa mark[iano]s pai de neou[..... rH[..]pe . aftnno 25 ou mphagios timo qeos . je eywpe kouwy ecw hm pe[k qro[nos ...]kn[.... sun[...]cw[..... 30 nter[........... afa[........... ro tnnoou[f etexw] rHstia . au[w afapoka] qista mp[yoi ne] 35 piskopos[ :- ] peike ti[moqeos .............. .............. 9 m664b.14v, col. i ... hn tmntero nlewn . ere hah n dHmos sunage nm maf . eusooun mmof je ouorqodoxos pe :- 5 hah de on neus[una] ge nmmaf an[ ....] je afhmoos ep[eq] ronos ntimo[qeos] efonh . = pyoi[ de] 10 neftnnoou mph[a] gios timoqeos ete xwrHstia nhen mHHye ndwron efhomologei je 15 pwk pe peqronos auw eiharatk :- ppetouaab de ti moqeos . efyoop hn texwrHstia 20 aftauo nYou n ye nexegHsis mn ke mntsnoouse eu sHh ejwwme snau . afyaje eumHH 25 ye nkePala ion efbwl mmo ou ka]lw[s :- afshai ]on[ etbe . . . . . . . . 30 . . . . . . . . ..........m et sunh]odos nCal ked]wn . efcwlp ebo]l nneumnt 35 refjio]ua :- lacuna 10 m664b.14v, col. ii afshai o]n etbe tsunhod]os nCal kedwn e]fjw mmos je m]nnsa sayfe nro]mpe . ha 5 ps pe et]re ouo[n] nim eime ]eros je sjahm a]uw ssoof nqe nn]jw mpo[rnos] etsoof .] = epidH a[ pr 10 ro ]nasebHs tol[oma ejoo]s epeioua[ pei at]poyf peC[s is] j[e f]o mPusi[s snte :-] hensop men p[eja]f 15 je fo nnoute :- hensop de on je fo n rwme . efmeeue je eftauo nounoc mmntrmnthHt 20 hm pai . 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Recto, col. I. L'imperatore lesse questa (lettera) come se provenisse da Dio. Ordinò che i vescovi si riunissero ad Efeso ed indagassero circa i santi dogmi. Gli arcivescovi . . . si riunirono in più di ... vescovi, ciascuno coi suoi presbiteri e coi suoi diaconi e con tutto il clero. Ed attesero Nestorio per molti giorni. . . . E Nestorio lo pregò che mandasse con lui il comes Candidiano, affinché vegliasse (che non gli accadesse qualcosa). Disse infatti: Essi sono più numerosi di me. Potrebbero uccidermi. Recto, col. II. Egli pensava infatti che i nostri padri fossero come gli uomini di questo mondo malvagio, pronti a fare vendetta. Candidiano, dopo che fu giunto, subito si dette da fare per mettere le mani sull'arcivescovo Cirillo ed altri vescovi che stavano con lui. Li cacciò in un granaio abbandonato, pieno di grano. L'arcivescovo nostro padre Cirillo disse ai fratelli: Che cosa è questa porcheria 13 sotto i nostri piedi? Ed essi la esaminarono e dissero: Padre nostro, sono chicchi di grano. Rispose il santo Cirillo dicendo: Sia benedetto Dio Padre, che ci dà la vittoria. Ora infatti ci hanno chiuso nella casa della vittoria. Candidiano aveva agito così pensando che gli altri vescovi Verso, col. I. avrebbero avuto paura e sarebbero fuggiti, ed egli avrebbe avuto l'opportunità di accusarli. Non sapeva che essi erano venuti a morire per la fede come dei martiri. Ma dopo tre giorni, quando capì che quello che pensava non era riuscito, li liberò per paura che l'imperatore lo venisse a sapere. Tuttavia mise degli uomini sulle strade dovunque, affinché nessuno dei loro uomini potesse recapitare lettere a Costantinopoli. Questo fece Candidiano [per paura che l'imperatore lo punisse per aver aiutatoé l'empio Nestorio. Dopo che venne la domenica si levarono i vescovi ... Verso, col. II. ... i vescovi ... Nestorio non si riunì con loro. Si consigliarono e decisero di mandare alla casa dove abitava tre vescovi per chiamarlo alla synaxis. Ma egli non [volle entrare.é Dopo che passarono la notte della domenica . . . posero i quattro Vangeli in mezzo . . . cominciarono . . . Cirillo aveva un segretario di nome Pietro ... M664b 14. Recto, col. I. ... cercarlo. Che avete a che fare con la chiesa? Ma la folla gli saltò addosso lo picchiarono e lo colpirono. Lo portarono in mezzo al Quadriportico Grande e lo trascinarono fino a giungere ... lo posero ... gli diedero fuoco ... raccolsero le sue ceneri e lo seppellirono dove vengono seppellite le themeliké. Queste cose accaddero a Proterio. Dopo che andarono per affidare i locali della chiesa a chi li avrebbe custoditi, vi trovarono dentro una donna Recto, col. II. che non era originaria ... ma proveniva dalla stirpe dei saraceni, e la lasciarono lì a finire. Dioscoro, sul punto di morire in esilio, aveva raccomandato che il santo Timoteo divenisse vescovo al suo posto. Egli era un uomo di Dio, pieno della sapienza di Dio, che aveva amore per la fede ortodossa. Dopo che sedette sul trono e divenne arcivescovo di Alessandria, divenne imperatore Leone dopo Marciano. Egli era (eretico), e mandò a dire al santo Timoteo: Se vuoi restare sul tuo trono, (devi aderire al sinodo di Calcedonia. E dopo che Timoteo rifiutò), l'imperatore lo mandò in esilio e pose Pshoi come vescovo. Quest'altro Timoteo ... Verso, col. I. ... nel regno di Leone, e molta gente comunicava con lui, perché sapevano che era ortodosso. Ma molti non comunicavano con lui perché sedeva sul trono di Timoteo mentre era ancora vivo. Pshoi del resto mandava a 14 Timoteo in esilio molti doni, riconoscendo: Tuo è il trono, ed io sono sotto di te. Il santo Timoteo, stando nell'esilio, compose 512 esegesi, scritte in due volumi. Commentò molti versetti, spiegandoli opportunamente. Scrisse anche ... al sinodo di Calcedonia, rivelando le loro bestemmie. ... Verso, col. II. Scrisse anche circa il sinodo di Calcedonia dicendo: Dopo sette anni ciascuno dovrebbe riconoscere che è impuro e malvagio come i canti delle prostitute impure. Perché l'empio imperatore osò dire dell'uno indivisibile Gesù Cristo che è in due nature, a volte dicendo che è Dio, a volte che è uomo, pensando con ciò di dire una cosa molto intelligente, mentre non sa che il creatore delle nature, da cui dipende tutto, non è egli stesso legato ad alcuna natura, perché è lui che lega il tutto, ciò che sta nei cieli e ciò che sta sulla terra, mentre egli non è soggetto ad alcuna natura nè legame. Questo spiegò Timoteo confutando il malvagio sinodo di Calcedonia, dicendo: Bodl. D 241. Recto, col. I. Costui, dopo che torno' alla sua citta' di Gerusalemme, gli si fece incontro la folla e lo fermarono. Non permisero che entrasse in citta', dicendo: Hai tradito Recto, col. II. Gerusalemme. Quelli che gli si erano opposti, li uccise finche' divenne colpevole di molto sangue umano. Dopo che entro' a Gerusalemme governo' in modo tirannico Verso, col. I. Il tomo ad Alessandria dicendo: colui che sottoscrivera' per primo, egli siedera' sul trono e diventera' arcivescovo. Era arcipresbitero un tale di nome Proterio, che governava Verso, col. II. Da solo dicendo: chi siedera' sul mio trono sia anatematizzato. Egli dunque si affretto' a sottoscrivere il tomo di Calcedonia, che aveva sottoscritto Marciano COMMENTO Come ho accennato sopra, questi frammenti completano quanto conosciamo oggi del testo della storia ecclesiastica copta. Ricorderò che, dopo la mia edizione, altri frammenti sono stati pubblicati dal Johnson (1976); e rimane solo da aggiungere che esiste anche un altro piccolo frammento (Paris, Bibliothèque Nationale, Copte 161, f. 104) nel quale si leggono però poche parole e non è possibile collocarlo in alcun luogo, sebbene per motivi paleografici sia sicuro che apparteneva al codice "MONB.FY". Tutti i nuovi frammenti, sia quelli pubblicati qui sopra, sia quelli pubblicati dal Johnson, riguardano il periodo che va dall'episcopato di Cirillo alla fine della 15 storia (episcopato di Timoteo Eluro). Una parte di questo periodo è coperta anche dalla redazione in arabo che lo storico Severo di Ashmunein (X sec. d.C.) ha incluso nella sua Storia dei Patriarchi (ed. Evetts 1907; cf. Orlandi 1968-70 II p. 76-77). Il tutto fornisce un'idea abbastanza precisa di quanto conteneva la parte finale della nostra storia ecclesiastica. Sarà opportuno darne una sinossi: Argomento MONB.HY MONB.FY Severo ----------------------------------------------------------- Cirillo e Nestorio lacuna lacuna p. 432 Strasb. 24 436 Il concilio di Efeso Cairo 9242 437 M664b 13 + 438 CU.OR1699R.4 lacuna lacuna 1 f. 440 Nestorio e Shenute CU.OR1699R.1 = Calcedonia CU.OR1699R.2 P129.14.72 = CU.OR1699R.3 Bodl. D 241 = Timoteo Eluro M664b 14 P129.14.73 = P129.14.98 lacuna 1 f. = Fine del MS Fine del MS ----------------------------------------------------------- Come si vede, i nuovi frammenti che abbiamo presentato riempiono qualche lacuna nella parte finale della storia ecclesiastica in copto, che può in tal modo essere ricostruita quasi interamente, anche con l'aiuto del testo parallelo offerto da Severo di Ashmunein. Riteniamo utile a questo punto ripercorrere brevemente la storia degli studi relativi al nostro testo. Penso che vada dato al Von Lemm (1888) il merito di aver per primo richiamato l'attenzione su di esso, e soprattutto sui suoi rapporti con l'opera di Severo di Ashmunein. Ma a quell'epoca era troppo scarsa, e soprattutto troppo poco accessibile, la documentazione copta, perché egli si potesse fare un'idea sufficientemente precisa della situazione. Il Crum (1902), soprattutto in seguito alle sue ricerche sui frammenti dei codici provenienti dal Monastero Bianco, poté avere migliore conoscenza dei due manoscritti principali che ci tramandano i frammenti della storia copta (cioè MONB.HY = Crum "A"; MONB.FY = Crum "B"), e valutare meglio i rapporti fra loro e Severo di Ashmunein. Ma soprattutto egli vide che la storia copta offriva paralleli anche con Eusebio di Cesarea. Senza entrare in dettagli, quello che qui interessa è che egli ricavò dalla situazione che aveva sott'occhio la conclusione che i due codici contenevano una stessa opera, che era costituita dalla traduzione "riadattata" di Eusebio, seguita da una compilazione originale che giungeva all'epoca di Timoteo Eluro. E' a questo punto che si inserisce la mia edizione, che 16 nelle intenzioni (viste con l'occhio di oggi) si proponeva di pubblicare la "seconda parte" della storia, da Pietro I di Alessandria a Timoteo Eluro, offrendo un testo critico ricavato da tutti i testimoni manoscritti allora a mia conoscenza, e cioè i frammenti dei due codici sopra menzionati (per MONB.HY solo i frammenti della "seconda parte"), un excerptum ricavato da un'opera relativa a S. Mercurio (British Library, OR6801, fol. 15-21) ed un frammento da un altro codice (Wien Papyrussammlung K9620). In effetti, secondo la mia visione di allora, si sarebbe trattato della pubblicazione completa di una delle due storie ecclesiastiche, che avevo creduto di riconoscere nei due manoscritti, come indicavo soprattutto in uno studio pubblicato contemporaneamente (Orlandi 1968): "(probabilmente) si deve escludere che il Ms. A - ora MONB.HY - ed il manoscritto B - ora MONB.FY - contenessero un'opera identica" (p. 61), perché: "è del tutto improbabile che i 32 fogli mancanti all'inizio del 'Ms. B' potessero contenere ciò che era contenuto nei primi fogli del 'Ms. A'" (p. 60-61). L'errore, come credo ora sulla scorta delle critiche di Brackmann (1974), derivava dal non tener conto del fatto che il codice MONB.FY potesse rappresentare semplicemente un "secondo volume" dell'opera contenuta interamente nel codice MONB.HY. Questo derivava anche dal fatto che l'ultimo "libro" della storia di MONB.HY era numerato come XII, e ciò non concordava colla presunzione che la prima parte contenesse il rifacimento dei 10 libri di Eusebio e che in MONB.FY (dunque già nella seconda parte) si aveva l'inizio del libro IX. La soluzione, indicata da Brakmann (1974) (p. 139), è invece semplice: è molto probabile che la prima parte fosse il rifacimento non dell'Eusebio completo come l'abbiamo, ma della prima versione in sette libri. Una divisione in cinque libri (VIII-XII) è perfettamente plausibile per la seconda parte. Una prima discussione della mia pubblicazione fu opera del Gribomont (1971): egli si preoccupò tuttavia soprattutto del commento relativo ai rapporti fra la storia ecclesiastica copta e Severo di Ashmunein. Lamentò giustamente il fatto che avessi trascurato il miglior manoscritto (pubblicato, sia pure senza traduzione, da Seybold 1912) e corresse parecchie conclusioni tratte a causa di tale premessa. Come abbiamo ripetutamente accennato, chi pose su basi solide il problema dei rapporti fra i due manoscritti copti della storia fu il Brakmann (1974). Dopo di lui, Johnson (1976) pubblicò tre frammenti ancora inediti, ribadendo le conclusioni di Brakmann. Il Devos (1977) riassunse di nuovo la questione nel suo complesso, correggendo inoltre alcuni numeri di pagina del codice MONB.FY, errati nell'edizione. Non c'è che da prenderne atto, ad eccezione delle considerazioni a proposito di P129.14.73, dove si dà per encroyable (p. 151) un eventuale errore di paginazione dovuto allo scriba: 117-118 invece di 217-218. Si vede ben 17 altro nelle numerazioni dei codici copti, per cui non pensiamo si debba dubitare dell'appartenenza del foglio a MONB.FY. Si deve purtroppo constatare che altri problemi assai interessanti, riguardanti la redazione e il contenuto storico del nostro testo, sono stati invece quasi del tutto trascurati, dal momento che il mio commento all'edizione è lontano dall'essere esauriente, e intendeva dare solo un primo avvio alla ricerca. Indicherò qui alcuni di questi problemi, con la mia attuale opinione in merito. Utilizzazione di Eusebio: Purtroppo la prima parte dell'opera, nella quale appunto Eusebio appare la fonte principale, è anche la più lacunosa. Si nota tuttavia l'inserzione di notizie su Mani, che mancano in Eusebio; un "rovesciamento" nel testo (sequenza: VII 32,3 - 30,22 - 32,5-9); molte varianti minori. E' possibile da un lato riconoscere possibilmente antiche varianti nel testo greco stesso; dall'altro farsi un'idea del lavoro del redattore copto. - Altra questione interessante: il redattore della storia ecclesiastica "copta" (si ricordi tuttavia che tendiamo a postulare una prima redazione in greco, sempre nell'ambito della Chiesa "copta") si è servito quasi sicuramente dei soli primi sette libri di Eusebio. E' possibile trovare qui una testimonianza della diffusione della prima versione dell'opera. Fonti della seconda parte. Desieriamo richiamare l'attenzione sulla speciale qualità di alcune delle fonti che sono alla base della nostra storia ecclesiastica per il periodo fra Pietro I e Timoteo II. Per la vita ed il martirio di Pietro I le fonti presentano una connessione abbastanza evidente con alcuni testi che sono periferici rispetto alla più autorevole tradizione di storia ecclesiastica del IV secolo: ci riferiamo all'excerptum Veronense (per cui cf. soprattutto Kettler 1936 e Telfer 1955) e alla Passio Petri Alexandrini nelle sue varie redazioni, ivi compresa la traduzione latina di Guarimpoto (Devos 1958) con ampliamenti desunti da altri testi (sul problema in generale Orlandi 1974,2). Queste fonti sono particolari soprattutto in quanto presentano una versione degli inizi della controversia meliziana diversa da quella divenuta poi comune; e perché parlano di rapporti fra Melizio e Ario assai prima dell'inizio "ufficiale" della questione ariana. Per la parte riguardante il Concilio di Nicea e avvenimenti subito successivi, la storia copta appare in relazione con altri documenti "minori" (ma non disprezzabili), come la Passio Metrophanis et Alexandri la Vita anonima copta di Atanasio (Orlandi 1968,2) e un Encomio di Atanasio di Costantino di Siout (VII sec.; Orlandi 1974). Si notano soprattutto i rapporti fra Alessandro di Costantinopoli e Alessandro di Alessandria, ed una storia particolare a proposito della morte di Ario. Per la parte riguardante il periodo di Atanasio, si notano ancora paralleli con la Vita anonima copta; e poi con i testi relativi alla leggenda di S. Mercurio (cf. Orlandi 18 1968), e alla traslazione delle ossa di Giovanni Battista ed Eliseo Profeta (cf. Orlandi 1968,3). La parte successiva, fino al concilio di Efeso incluso, è in un certo senso meno interessante, perché più scontata nel taglio interpretativo e nelle fonti. Quello che in sostanza volevamo sottolineare è il fatto che quelle fonti minori che abbiamo elencato rimandano tutte all'ambiente alessandrino, e ci fanno ritenere che la storia copta sia stata appunto redatta a partire da "memorie" particolarmente legate all'ambiente del patriarcato di Alessandria. Dalla fine del concilio di Efeso a Timoteo Eluro (fine della storia) il problema delle fonti diventa invece interessante, e si intreccia con quello della redazione. Si nota infatti che Severo di Ashmunein non conosce questa parte della storia, ed anzi a questo punto pone una sconsolata annotazione circa la mancanza di documenti (Evetts 1907, p. 444) e può scrivere solo poche righe su Dioscoro e su Timoteo. Nella storia copta invece troviamo: i rapporti fra Shenute e Nestorio; notizie sul concilio di Calcedonia, che si riferiscono soprattutto a Giovenale di Gerusalemme (cf. le "Memorie di Dioscoro": Johnson 1980); la morte di Proterio; i due Timotei. E' probabile che tutta questa parte rappresenti un'aggiunta lievemente posteriore alla prima redazione dell'opera. Si comprende da ciò che, circa l'epoca della redazione, non vi è un vero e proprio riferimento obiettivo costituito dalla fine della storia; e tuttavia anche la "prima redazione" non può essere collocata prima di Calcedonia. Essa era però, probabilmente, assai più "alessandrina" della seconda redazione, che sospettiamo coincida con la traduzione in copto. Il problema si innesta qui infatti con quello della lingua originale. Vorremmo premettere che i nostri studi di letteratura copta ci hanno condotto ad individuare un periodo in cui in seno alla Chiesa egiziana (che stava divenendo espressamente "copta") si sono prodotti testi storico-polemici gravitanti intorno alle controversie calcedonensi. Tale periodo coincide appunto con quello intorno a Timoteo Eluro ed in questo quadro va probabilmente posta la redazione della storia ecclesiastica. In questo periodo sembra si sia scritto sia in greco sia in copto, ed è sempre difficile distinguere. Lo stesso vale per il nostro testo, del quale tuttavia, dopo quanto si è detto, è possibile postulare una redazione greca fatta forse in Alessandria quando i tempi ancora lo permettevano; ed una traduzione copta (con un'aggiunta, e forse qualche revisione) fatta poco più tardi, probabilmente presso il Monastero Bianco, vista l'inserzione dell'episodio relativo a Shenute, unica sua menzione in un testo di storia ecclesiastica. Rapporti fra i manoscritti copti e Severo. Una recente riconsiderazione dei due manoscritti copti principali (MONB.FY e MONB.HY) ci ha mostrato che fra essi esistono anche quelle varianti tipiche della tradizione manoscritta 19 copta, che segnalano piccoli interventi redazionali che scribi dotti si ritenevano probabilmente autorizzati a fare su quasi tutti i testi (salvo, come sembra, il testo biblico - che in questo periodo è già standardizzato! - e forse quello di Shenute). Dunque occorre cautela nello stabilire un eventuale "testo critico", ed anche nei confronti con Eusebio e con Severo, soprattutto nei passi in cui si disponga di un solo codice copto. Quanto a Severo, in particolare, siamo personalmente ancora lontani dal poter fare dei confronti attendibili; ma crediamo di poter accennare alla possibilità che Severo si basasse su una redazione un po' differente da quella dei nostri codici copti, e forse sull'originale greco. BIBLIOGRAFIA. 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