Tito Orlandi


            NUOVI FRAMMENTI DELLA HISTORIA ECCLESIASTICA COPTA.




             Nel  1968-70  ho  pubblicato  il testo  di  una  storia
        ecclesiastica  in  lingua copta (Orlandi  1968-70)  sui  cui
        avevano  già attirato l'attenzione il Von Lemm (1888) ed  il
        Crum  (1902),  ma  che era accessibile solo parzialmente  in
        pubblicazioni sparse. La mia edizione obbediva a due criteri
        fondamentali:  (1) accelerare quanto più fosse possibile  la
        pubblicazione di testi copti, la cui valorizzazione presso i
        non  specialisti è condizionata dalla loro accessibilità  in
        forma stampata (e con traduzione);  (2) produrre un'edizione
        critica   ricostruendo  un  testo  "originale"  (per  quanto
        possibile) a partire da diversi manoscritti disponibili:  in
        questo caso vi erano frammenti da quattro manoscritti.
             Il  primo  criterio,  al quale si sono  ispirate  anche
        numerose mie pubblicazioni successive, ha determinato presso
        i    recensori   accoglienze   che   vanno   dal    benevolo
        incoraggiamento  a  drastici  (per  fortuna  pochi)  giudizi
        negativi.  Ho menzionato ciò solo per sottolineare il  fatto
        che  oggi  una  tale  questione  è  superata  dal  progresso
        tecnologico,   che  permette  di  porre  il  problema  delle
        edizioni di testi su un piano del tutto differente. Prima di
        dare maggiori ragguagli,  è però opportuno parlare anche del
        secondo criterio, ed aggiungere una considerazione.
             Quanto al secondo criterio,  infatti,  devo  confessare
        che,  secondo  il mio attuale parere,  esso derivava da  una
        impostazione   classicistica  non  ancora   sufficientemente
        temperata  dall'esperienza  con  la  tradizione  manoscritta
        copta.  Mi  sono dunque convinto che,  salvo rare eccezioni,
        ogni manoscritto copto rappresenta non un certo testo, con i
        normali errori meccanici o lievi interventi di scribi più  o
        meno  dotti,  cui  i  filologi classici  sono  abituati;  ma
        rappresenta una redazione a sè,  confrontabile con altre  ma
        non riconducibile per loro mezzo ad un archetipo, se non nei
        concetti e non nella forma.
             Osserverò poi che alcuni studi,  miei e di altri, fatti
        nel frattempo, mi hanno convinto della grande importanza del
        testo  di  questa  storia ecclesiastica,  non  perché  possa
        fornire   dettagli  storici  ignoti,   ma  perché   la   sua
        caratteristica lo rende uno strumento particolarmente adatto
        a  valutare  la versione di alcuni fatti che si trova  nelle
        fonti  più  normalmente conosciute.  Esso  infatti  è  certo
        derivato   direttamente   dalla  memorie  storiche  che   si
        conservavano  presso  il  patriarcato  di   Alessandria,   e
        rappresenta un'interpretazione coerente dei fatti, che viene
        utilmente    confrontata    con   quelle    degli    storici
        "personalistici" che cercavano di unificare fonti di diversa
        provenienza.
             Purtroppo   devo  anche  dire   che,   con   pochissime


                                        1


        eccezioni,  questa  storia ecclesiastica copta non è affatto
        entrata  nell'orizzonte  degli  studiosi  della  storia  del
        periodo relativo.  Peggio per loro;  da parte mia credo  sia
        soprattutto  questione  che  passi il tempo  necessario  per
        digerire  il fatto che anche un'opera in copto possa  essere
        consultata.
             Mi  sembra  chiaro,   dopo  tutto  ciò,  che  è  nostra
        intenzione riprendere questo testo (e del resto anche  altri
        pubblicati  successivamente)  per  metterlo  a  disposizione
        degli interessati sotto una forma nuova, in parecchi sensi.
             Prima  di tutto,  ogni manoscritto verrà trattato a sè,
        almeno in via preliminare. Il suo testo verrà memorizzato in
        calcolatore,   rispettando   i   canoni   della   cosiddetta
        trascrizione    diplomatica,    sia    pure    con    alcune
        semplificazioni.  Queste semplificazioni saranno dettate  da
        un lato dalle necessità del mezzo tecnico,  tenendo presente
        non  tanto  la memoria in sè,  nella quale si può in  realtà
        codificare tutto, quanto il prodotto finale, che per ragioni
        economiche è previsto uscire da una stampante ad aghi e  non
        da un foto-compositrice.
             Altre  semplificazioni,  soprattutto nei riguardi della
        precisione nel trascrivere i segni diacritici,  saranno rese
        possibili dal fatto che la trascrizione a stampa si  prevede
        sempre  accompagnata  da  una riproduzione  fotografica  (su
        microfiche).  In  tal  modo il testo  stampato  sarà  sempre
        verificabile.
             Si aggiunga che la memorizzazione del testo consente la
        sua  continua correzione,  ove ci si accorga di errori o  si
        muti  parere  di  fronte  a  certi  problemi,  e  la  facile
        produzione  di  nuove edizioni ad intervalli ragionevoli  di
        tempo.  Il  lettore  resterà naturalmente avvertito  di  una
        certa  provvisorietà del testo e della traduzione,  cosa del
        resto che è vera per tutte le edizioni di testi.
             Detto ciò,  in questo caso ci è sembrato opportuno dare
        l'edizione "convenzionale" di alcuni frammenti  identificati
        recentemente,  appartenenti  ai due codici principali  della
        storia  ecclesiastica,  quasi  come  forma di  passaggio  ai
        metodi più aggiornati. Essi completano quanto è fino ad oggi
        conosciuto del suo testo.


















                                        2



                        TRASCRIZIONE DEL TESTO COPTO

             Si tratta di:

        - due fogli oggi conservati presso la P.  Morgan Library  di
        New  York,  segnati  M664b 13 e 14,  appartenenti al  codice
        "MONF.HY" (= Crum 1902: A; Orlandi 1968-70: H).

        - Un   frammento   oggi  conservato  presso   la   Cambridge
        University Library, segnato OR 1699.R s.n. - Esso appartiene
        al foglio M664b 13.

        - Un frammento oggi conservato presso la Bodleian Library di
        Oxford,  segnato  D 241,  appartenente al  codice  "MONB.FY"
        (Crum 1902: B; Orlandi 1968-70: V).

        NOTA:  I  segni  diacritici sono quelli usuali.  Soltanto  è
        usato  il  segno:  '=' per indicare uno  spazio  bianco  nel
        manoscritto.  - Il testo è ricavato dalle fotografie, con le
        incertezze  che  ciò comporta  normalmente.  In  particolare
        abbiamo  tenuto conto della "sopralinea",  ma non  l'abbiamo
        trascritta, sia perché spesso di incerta individuazione, sia
        perché la riproduzione tipografica non è mai soddisfacente.

































                                        3



        m664b.13r, col. i.

        nai de afoyou[ nci
         prro . hws eau[..
         erof ebol hitm[ p]
         noute . afkeleue
         etre nepiskopos              5
         swouh eePesos
         nseyine etbe n
         dogma etouaab :-
        narCHepiskopos
         de aut[...]oou em            10
         .........].ausw
         ouh euo ]nhouo
         n.....ep]iskopos
         ........]poua .
         poua mn ]nefpres             15
         buteros m]n nef
         diakonos] . mn
         peklHros ]tHrf :-
        auw aucw]yt hH
         tf nnes]torios n             20
         henhoou ena]ywou :-
         ..........]de mpr
         ro ..........]e
         . . . . . . . .
         . . . . . . . .              25
         . . . . . . . .
         .......] === nes        Qui integrato con Cul or 1699.r
         torios de ]afkwry
         erof ]etreftnno
         ou n]mmaf nkan               30
         did]ianos pko
         mHs ]etrefroeis
         ......]anHper
         .......]afjoos
         gar je[ seo]y ehoue          35
         eroi . mHpote nse
         hotbet :-

                                        4


         m664b.13r, col. ii

        afmeeue gar ehoun
         eneneiote je hn
         rwme ne nqe nna
         pkosmos mponH
         ros . nrefeire mpeu          5
         kba . nterefei
        de nci kanditia
         nos . nteunou af
         hi tootf en nefcij
         ehrai ejm parCH              10
         episkopos kuril
         los . mn henke e
         piskopos nmmaf
         afnojou ehoun eua
         ho eaukaaf ebol ef           15
         meh nsouo :-
        parCHepiskopos
         de peneiwt ku
         rillos pejaf n
         nesnHu je ou[ ne]            20
         nai ettw[lm ha]
         nenouerHte :-
        ntoou ce aucomcm
         eroou pejau je
         peneiwt hnsouo       25   Qui integrato con Cul or 1699.r
         ne . == afouwyb
        nci phag[ios kuril]
         los efj[w ]mmos
         je fsm[am]aat nci
         pno]ute[ peiw]t pai et       30
         Y nan m]pejro :-
        tews[ gar n]tauotpen
         ehou[n epHi ]mpejro :-
        ntafr pai de nci
         kanditianos ef               35
         meeue je ere pke
         seepe nnepiskopos

                                        5

         m664b.13v, col. i

         nar hote nsepwt
         tarefcn qe nka
         tHgorei . nfsooun
         de an je ntaubwk
         emou ha tpistis              5
         nqe n[hen]martu
         ros . == pe[fyom]nt
        de nterefe[ime ]je m
         pe pentafmeeue
         erof ywpe . afka             10
         au ebol efr hote
         je nne prro swtm :-
        plHn afY rwme e
         nehiooue kata ma
         je nne laau nrw              15
         me ntau fi shai e
         kwstantinou
         polis . nai afa
         au nci kanditi
         anos je nne p]rro hoi        20
         .....]......ka
         ..].nnestorios pa
         s]ebHs . == ntere
        t]kuriakH de yw
         pe autwoun tH                25
         r[ou ]nci n[epi]sko
         lacuna                  Qui Cul or 1699.r illeggibile


                                        6

         m664b.13v, col. ii

         .....e]piskopos
         .....] mpe nes
         to]rios swouh
         nmmau . auji
         yojne autnnoou               5
         epHi etefouHh n
         hHts nyomnt
         nepiskopos auka
         lei mmof etsuna
         xis . ntof de m              10
         =p[efouwy eei]
         ehoun[........
        ntero[ur de teu]
         yH n[tkuria]
         kH yw[......                 15
         rwnne[......
         klHsi[......
         je mp[......
        aukw[ ehrai mpef]
         toou[ neuaggelion]           20
         ntmH[te .... auar]
         Cei n[......
         m..t[.......
         n[
         . . . . . . .                25
        a[...........          Qui Cu.or1699r
         ount[......
         smnt[......
         q[.........
        nefyoop de[ ...               30
         nkurillos[ nou]
         notarios[ epef]
         ran petros[...
         CH....[......
         ............                 35
        a.......nne..

                                        7

         m664b.14r, col. i

         meut[
         nmma[
         amou[
         jok[
         rion . [                     5
         ..]ehou[
         .]mmHs.[
         .]jn tn[
         k]lHsia . a[
         ...]Cl[                      10
         ..pe]jaf nau [
         ...]tnmnp[
         ...]yine nswf . ah
         rwtn mn tekklH
         sia . === pmHHye             15
        de aufwce ejwf . au
         sura mmof aukoon
         sf . aujitf etmH
         te mpnoc ntetra
         pelwn . auswk m              20
         mof yantefpwh
         e]texu[...]ion . au
         k]aaf[.........]he
         ..]mp[..........]H
         .........]t . ephae          25
         ..........]kwht e
         ...]u[.......a]usw
         ouh eh]oun mpefker
         mes] automsf hm p
         ma e]yautwms n               30
         ne]qemelikH nhHtf .
         nai ]nentauywpe
         m]proterios :-
        nte]roubwk de je eu
         n]aY mma ntekk               35
         l]Hsia etootou n
         n]etnaroeis eroou :-
        au]cen oushime esn
         houn em[au e]nou e


                                        8


         m664.14r, col. ii

         bol an te hn tko[
         alla ouebol te hm p
         genos nnsarageno[s]
         auw aukaas ebol
         e]jwk . == diosko            5
        ros ]de efnamou hn te
         xwrH]stia . afjoos
         et]be phagios timo
         qe]os etrefywpe
         nepiskopos epef              10
         ma . === pai de ne
        ourwme nte pnou
         te pe efmeh ebol
         hm psooun mpnou
         te . eountaf mmau            15
         mpouwy ntpis
         tis norqodoxos :-
        auw nterefhmo
         os hi peqronos af
         ywpe narCHepis               20
         kopos erakote :-
        afr rro nci lewn
         mnnsa mark[iano]s
        pai de neou[.....
         rH[..]pe . aftnno            25
         ou mphagios timo
         qeos . je eywpe
         kouwy ecw hm pe[k
         qro[nos ...]kn[....
         sun[...]cw[.....             30
        nter[...........
         afa[...........
         ro tnnoou[f etexw]
         rHstia . au[w afapoka]
         qista mp[yoi ne]             35
         piskopos[ :-   ]
        peike ti[moqeos
         ..............
         ..............


                                        9


         m664b.14v, col. i

         ... hn tmntero
         nlewn . ere hah n
         dHmos sunage nm
         maf . eusooun mmof
         je ouorqodoxos pe :-         5
        hah de on neus[una]
         ge nmmaf an[ ....]
         je afhmoos ep[eq]
         ronos ntimo[qeos]
         efonh . = pyoi[ de]          10
         neftnnoou mph[a]
         gios timoqeos ete
         xwrHstia nhen
         mHHye ndwron
         efhomologei je               15
         pwk pe peqronos
         auw eiharatk :-
        ppetouaab de ti
         moqeos . efyoop
         hn texwrHstia                20
         aftauo nYou n
         ye nexegHsis mn
         ke mntsnoouse eu
         sHh ejwwme snau .
        afyaje eumHH                  25
         ye nkePala
         ion efbwl mmo
         ou ka]lw[s :-
        afshai ]on[ etbe
         . . . . . . . .              30
         . . . . . . . .
         ..........m et
         sunh]odos nCal
         ked]wn . efcwlp
         ebo]l nneumnt                35
         refjio]ua :-
         lacuna


                                        10


         m664b.14v, col. ii

        afshai o]n etbe
         tsunhod]os nCal
         kedwn e]fjw
         mmos je m]nnsa
         sayfe nro]mpe . ha           5
         ps pe et]re ouo[n]
         nim eime ]eros je
         sjahm a]uw ssoof
         nqe nn]jw mpo[rnos]
         etsoof .] = epidH a[ pr      10
         ro ]nasebHs tol[oma
         ejoo]s epeioua[ pei
         at]poyf peC[s is]
         j[e f]o mPusi[s snte :-]
        hensop men p[eja]f            15
         je fo nnoute :-
         hensop de on je fo n
         rwme . efmeeue
         je eftauo nounoc
         mmntrmnthHt                  20
         hm pai . [e]nfsoun an
         je prefswnt n
         nePu[sis ]nfh[....
         pet[     n]tof[
         ............]pr[             25
         ta[............
         mnPus[is mour m]
         mof . j[e n]tof[ pet]
         mour mptHrf[ . ]
         nethn mpH[ue mn]             30
         nethijm pk[ah :-]
        ntof de nfhup[otas]
         se an eptHrf . n[la]
         au mPusis . ou[de]
         mrre . ==== nai de           35
        afbolou nci pha[gi]
         os timoqeos . ef[t]
         so ebol ntsunh[o]
         dos etjahm nC[al]
         kedwn . efjw[ m]             40


                                        11


         monb.PY

         bodleiana d 241

         recto, col. i

        pai ce. nteref
         kto.f etef
         pol.is qi(erousa)lHm
         auei e.bol hHtf              5
         nci mmHH
         ye aukwlu
         mmof :
        mpoukaaf e
         houn etpo                    10
         lis eujw m
         mos je akp
         rodidou nt
         lacuna

         recto, col. ii

         lHm . nent.au
         ei ebol hHtf
         afhwtb n
         swou yan
         tefywpe n.ai                  5
         tios noumH
         Hye nsnof
         nrwme :
        nterefb.wk e
         houn eq.i(erousa)lHm         10
         afamaht.e hn
         oumnt.tu
         rann.os . aua
         he ebo.l ...
         n.cim.......                 15
         lacuna

                                        12


         verso, col. i

         m ptomos era
         kote efjw
         mmos je pet
         nahupograPe
         nyorp :                      5
        ntof petnah
         moos ejm peq
         ronos nfyw
         pe n.arCHepis
         kopo.s :                     10
        nefo d.e narCH
         pres.buteros
         nci oua j.e pro
         terios efoi.konomei
         lacuna

         verso, col. ii

         mauaaf .efjw
         mmos je .pet
         nahmoos .hi pa
         qronos ou.ana
         qema pe :                     5
        pai ce afr yorp
         afhupograPe
         eptomos nCal
         kHdwn . pai
         ntafhupogra                   10
         Pe mmof nci
         markianos p
         lacuna

                                 TRADUZIONE

        M664b 13.

        Recto,  col.  I. L'imperatore lesse questa (lettera) come se
        provenisse  da  Dio.  Ordinò che i vescovi si riunissero  ad
        Efeso ed indagassero circa i santi dogmi.   Gli  arcivescovi
         .  .  .   si riunirono in più di ...  vescovi, ciascuno coi
        suoi presbiteri e coi suoi diaconi e con tutto il clero.  Ed
        attesero Nestorio per molti giorni.  .  .  .  E Nestorio  lo
        pregò  che  mandasse con lui il comes  Candidiano,  affinché
        vegliasse (che non gli accadesse qualcosa).  Disse  infatti:
        Essi sono più numerosi di me. Potrebbero uccidermi.

        Recto,  col.  II.  Egli  pensava infatti che i nostri  padri
        fossero  come gli uomini di questo mondo malvagio,  pronti a
        fare vendetta.  Candidiano,  dopo che fu giunto,  subito  si
        dette  da fare per mettere le mani sull'arcivescovo  Cirillo
        ed  altri  vescovi  che stavano con lui.  Li  cacciò  in  un
        granaio  abbandonato,  pieno di grano.  L'arcivescovo nostro
        padre Cirillo disse ai fratelli: Che cosa è questa porcheria


                                        13


        sotto  i  nostri piedi?  Ed essi la esaminarono  e  dissero:
        Padre  nostro,  sono  chicchi di  grano.  Rispose  il  santo
        Cirillo  dicendo:  Sia  benedetto Dio Padre,  che ci  dà  la
        vittoria.  Ora  infatti  ci  hanno chiuso nella  casa  della
        vittoria. Candidiano aveva agito così pensando che gli altri
        vescovi

        Verso, col. I. avrebbero avuto paura e sarebbero fuggiti, ed
        egli  avrebbe avuto l'opportunità di accusarli.  Non  sapeva
        che essi erano venuti a morire per la fede come dei martiri.
        Ma dopo tre giorni,  quando capì che quello che pensava  non
        era  riuscito,  li  liberò  per paura  che  l'imperatore  lo
        venisse  a sapere.  Tuttavia mise degli uomini sulle  strade
        dovunque,   affinché   nessuno   dei  loro  uomini   potesse
        recapitare lettere a Costantinopoli.  Questo fece Candidiano
        [per  paura  che l'imperatore lo punisse per  aver  aiutatoé
        l'empio Nestorio.  Dopo che venne la domenica si levarono  i
        vescovi ...

        Verso,  col. II. ... i vescovi ... Nestorio non si riunì con
        loro.  Si consigliarono e decisero di mandare alla casa dove
        abitava tre vescovi per chiamarlo alla synaxis.  Ma egli non
        [volle  entrare.é Dopo che passarono la notte della domenica
         . . . posero i quattro Vangeli in mezzo . . .  cominciarono
         . . . Cirillo aveva un segretario di nome Pietro ...

        M664b 14.

        Recto,  col.  I.  ...  cercarlo. Che avete a che fare con la
        chiesa?  Ma  la folla gli saltò addosso lo picchiarono e  lo
        colpirono.  Lo  portarono in mezzo al Quadriportico Grande e
        lo  trascinarono  fino a giungere  ...  lo  posero  ...  gli
        diedero fuoco ... raccolsero le sue ceneri e lo seppellirono
        dove vengono seppellite le themeliké.  Queste cose accaddero
        a  Proterio.  Dopo che andarono per affidare i locali  della
        chiesa  a chi li avrebbe custoditi,  vi trovarono dentro una
        donna

        Recto,  col.  II.  che non era originaria ...  ma  proveniva
        dalla  stirpe  dei saraceni,  e la lasciarono lì  a  finire.
        Dioscoro,  sul punto di morire in esilio, aveva raccomandato
        che  il santo Timoteo divenisse vescovo al suo  posto.  Egli
        era un uomo di Dio,  pieno della sapienza di Dio,  che aveva
        amore  per la fede ortodossa.  Dopo che sedette sul trono  e
        divenne arcivescovo di Alessandria, divenne imperatore Leone
        dopo Marciano.  Egli era (eretico),  e mandò a dire al santo
        Timoteo:  Se  vuoi restare sul tuo trono,  (devi aderire  al
        sinodo   di  Calcedonia.   E  dopo  che  Timoteo   rifiutò),
        l'imperatore  lo mandò in esilio e pose Pshoi come  vescovo.
        Quest'altro Timoteo ...

        Verso,  col.  I.  ...  nel  regno  di Leone,  e molta  gente
        comunicava con lui,  perché sapevano che era  ortodosso.  Ma
        molti  non  comunicavano con lui perché sedeva sul trono  di
        Timoteo  mentre era ancora vivo.  Pshoi del resto mandava  a


                                        14


        Timoteo in esilio molti doni,  riconoscendo: Tuo è il trono,
        ed  io  sono  sotto  di  te.   Il  santo   Timoteo,   stando
        nell'esilio,  compose  512 esegesi,  scritte in due  volumi.
        Commentò molti versetti, spiegandoli opportunamente. Scrisse
        anche  ...  al  sinodo  di  Calcedonia,  rivelando  le  loro
        bestemmie. ...

        Verso,  col. II. Scrisse anche circa il sinodo di Calcedonia
        dicendo: Dopo sette anni ciascuno dovrebbe riconoscere che è
        impuro  e  malvagio  come i canti delle  prostitute  impure.
        Perché  l'empio  imperatore osò dire  dell'uno  indivisibile
        Gesù Cristo che è in due nature,  a volte dicendo che è Dio,
        a volte che è uomo,  pensando con ciò di dire una cosa molto
        intelligente, mentre non sa che il creatore delle nature, da
        cui  dipende  tutto,  non  è egli stesso  legato  ad  alcuna
        natura,  perché  è lui che lega il tutto,  ciò che  sta  nei
        cieli e ciò che sta sulla terra,  mentre egli non è soggetto
        ad alcuna natura nè legame. Questo spiegò Timoteo confutando
        il malvagio sinodo di Calcedonia, dicendo:

        Bodl. D 241.

        Recto,  col.  I.  Costui, dopo che torno' alla sua citta' di
        Gerusalemme,  gli  si fece incontro la folla e lo fermarono.
        Non permisero che entrasse in citta', dicendo: Hai tradito

        Recto,  col.  II.  Gerusalemme.  Quelli  che  gli  si  erano
        opposti, li uccise finche' divenne colpevole di molto sangue
        umano.  Dopo  che  entro'  a Gerusalemme  governo'  in  modo
        tirannico

        Verso,  col.  I.  Il tomo ad Alessandria dicendo:  colui che
        sottoscrivera'  per  primo,   egli  siedera'  sul  trono   e
        diventera'  arcivescovo.  Era arcipresbitero un tale di nome
        Proterio, che governava

        Verso,  col. II. Da solo dicendo: chi siedera' sul mio trono
        sia anatematizzato. Egli dunque si affretto' a sottoscrivere
        il tomo di Calcedonia, che aveva sottoscritto Marciano


                                  COMMENTO

             Come  ho accennato sopra,  questi frammenti  completano
        quanto  conosciamo oggi del testo della storia ecclesiastica
        copta.  Ricorderò che, dopo la mia edizione, altri frammenti
        sono stati pubblicati dal Johnson (1976);  e rimane solo  da
        aggiungere  che  esiste  anche un  altro  piccolo  frammento
        (Paris, Bibliothèque Nationale, Copte 161, f. 104) nel quale
        si leggono però poche parole e non è possibile collocarlo in
        alcun luogo,  sebbene per motivi paleografici sia sicuro che
        apparteneva al codice "MONB.FY".
             Tutti  i  nuovi frammenti,  sia quelli  pubblicati  qui
        sopra,  sia  quelli  pubblicati dal Johnson,  riguardano  il
        periodo  che va dall'episcopato di Cirillo alla  fine  della


                                        15


        storia  (episcopato di Timoteo Eluro).  Una parte di  questo
        periodo  è  coperta  anche dalla redazione in arabo  che  lo
        storico Severo di Ashmunein (X sec.  d.C.) ha incluso  nella
        sua  Storia dei Patriarchi (ed.  Evetts  1907;  cf.  Orlandi
        1968-70 II p. 76-77).
             Il  tutto fornisce un'idea abbastanza precisa di quanto
        conteneva la parte finale della nostra storia ecclesiastica.
        Sarà opportuno darne una sinossi:

        Argomento              MONB.HY        MONB.FY        Severo
        -----------------------------------------------------------

        Cirillo e Nestorio     lacuna         lacuna         p. 432

                                              Strasb. 24        436
        Il concilio di Efeso   Cairo 9242                       437
                               M664b 13 +                       438
                                CU.OR1699R.4  lacuna
                               lacuna 1 f.                      440
        Nestorio e Shenute     CU.OR1699R.1                      =
        Calcedonia             CU.OR1699R.2   P129.14.72         =
                               CU.OR1699R.3   Bodl. D 241        =
        Timoteo Eluro          M664b 14       P129.14.73         =
                               P129.14.98     lacuna 1 f.        =
                               Fine del MS    Fine del MS
        -----------------------------------------------------------

             Come si vede,  i nuovi frammenti che abbiamo presentato
        riempiono  qualche  lacuna nella parte finale  della  storia
        ecclesiastica   in  copto,   che  può  in  tal  modo  essere
        ricostruita  quasi  interamente,   anche  con  l'aiuto   del
        testo parallelo offerto da Severo di Ashmunein.
             Riteniamo  utile a questo punto ripercorrere brevemente
        la  storia degli studi relativi al nostro testo.  Penso  che
        vada  dato  al Von Lemm (1888) il merito di aver  per  primo
        richiamato  l'attenzione su di esso,  e soprattutto sui suoi
        rapporti   con  l'opera  di  Severo  di  Ashmunein.   Ma   a
        quell'epoca  era troppo scarsa,  e soprattutto  troppo  poco
        accessibile, la documentazione copta, perché egli si potesse
        fare un'idea sufficientemente precisa della situazione.
             Il  Crum  (1902),   soprattutto  in  seguito  alle  sue
        ricerche  sui frammenti dei codici provenienti dal Monastero
        Bianco,  poté avere migliore conoscenza dei due  manoscritti
        principali  che ci tramandano i frammenti della storia copta
        (cioè MONB.HY = Crum "A";  MONB.FY = Crum "B"),  e  valutare
        meglio  i  rapporti  fra  loro e  Severo  di  Ashmunein.  Ma
        soprattutto egli vide che la storia copta offriva  paralleli
        anche  con  Eusebio di Cesarea.  Senza entrare in  dettagli,
        quello che qui interessa è che egli ricavò dalla  situazione
        che  aveva  sott'occhio  la  conclusione che  i  due  codici
        contenevano  una  stessa opera,  che  era  costituita  dalla
        traduzione   "riadattata"   di  Eusebio,   seguita  da   una
        compilazione  originale  che giungeva all'epoca  di  Timoteo
        Eluro.
             E' a questo punto che si inserisce la mia edizione, che


                                        16


        nelle  intenzioni (viste con l'occhio di oggi) si  proponeva
        di  pubblicare la "seconda parte" della storia,  da Pietro I
        di  Alessandria a Timoteo Eluro,  offrendo un testo  critico
        ricavato  da  tutti  i testimoni manoscritti  allora  a  mia
        conoscenza,   e  cioè  i  frammenti  dei  due  codici  sopra
        menzionati  (per  MONB.HY solo i  frammenti  della  "seconda
        parte"),  un  excerptum  ricavato da un'opera relativa a  S.
        Mercurio  (British  Library,   OR6801,  fol.  15-21)  ed  un
        frammento da un altro codice (Wien Papyrussammlung K9620).
             In  effetti,  secondo  la  mia visione  di  allora,  si
        sarebbe  trattato della pubblicazione completa di una  delle
        due storie ecclesiastiche,  che avevo creduto di riconoscere
        nei due manoscritti, come indicavo soprattutto in uno studio
        pubblicato      contemporaneamente      (Orlandi      1968):
        "(probabilmente)  si  deve  escludere che  il  Ms.  A  - ora
        MONB.HY  - ed il manoscritto B - ora MONB.FY  - contenessero
        un'opera identica" (p. 61), perché: "è del tutto improbabile
        che  i 32 fogli mancanti all'inizio del  'Ms.  B'  potessero
        contenere ciò che era contenuto nei primi fogli del 'Ms. A'"
        (p. 60-61).
             L'errore, come credo ora sulla scorta delle critiche di
        Brackmann (1974), derivava dal non tener conto del fatto che
        il  codice  MONB.FY potesse rappresentare  semplicemente  un
        "secondo volume" dell'opera contenuta interamente nel codice
        MONB.HY.  Questo  derivava  anche  dal  fatto  che  l'ultimo
        "libro" della storia di MONB.HY era numerato come XII, e ciò
        non   concordava  colla  presunzione  che  la  prima   parte
        contenesse  il rifacimento dei 10 libri di Eusebio e che  in
        MONB.FY  (dunque già nella seconda parte) si aveva  l'inizio
        del libro IX.
             La soluzione,  indicata da Brakmann (1974) (p.  139), è
        invece semplice:  è molto probabile che la prima parte fosse
        il rifacimento non dell'Eusebio completo come l'abbiamo,  ma
        della  prima  versione   in sette libri.  Una  divisione  in
        cinque  libri (VIII-XII) è perfettamente plausibile  per  la
        seconda parte.
             Una  prima discussione della mia pubblicazione fu opera
        del Gribomont (1971): egli si preoccupò tuttavia soprattutto
        del   commento   relativo   ai  rapporti   fra   la   storia
        ecclesiastica   copta  e  Severo   di   Ashmunein.   Lamentò
        giustamente  il  fatto  che  avessi  trascurato  il  miglior
        manoscritto  (pubblicato,  sia  pure  senza  traduzione,  da
        Seybold  1912)  e  corresse parecchie conclusioni  tratte  a
        causa di tale premessa.
             Come abbiamo ripetutamente accennato,  chi pose su basi
        solide  il problema dei rapporti fra i due manoscritti copti
        della  storia fu il Brakmann (1974).  Dopo di  lui,  Johnson
        (1976) pubblicò tre frammenti ancora inediti,  ribadendo  le
        conclusioni di Brakmann.  Il Devos (1977) riassunse di nuovo
        la  questione nel suo complesso,  correggendo inoltre alcuni
        numeri di pagina del codice MONB.FY,  errati  nell'edizione.
        Non   c'è  che  da  prenderne  atto,   ad  eccezione   delle
        considerazioni  a  proposito di P129.14.73,  dove si dà  per
        encroyable  (p.  151)  un eventuale  errore  di  paginazione
        dovuto allo scriba:  117-118 invece di 217-218.  Si vede ben


                                        17


        altro  nelle  numerazioni  dei codici  copti,  per  cui  non
        pensiamo  si  debba dubitare dell'appartenenza del foglio  a
        MONB.FY.
             Si  deve purtroppo constatare che altri problemi  assai
        interessanti,   riguardanti  la  redazione  e  il  contenuto
        storico del nostro testo,  sono stati invece quasi del tutto
        trascurati,  dal momento che il mio commento all'edizione  è
        lontano  dall'essere  esauriente,  e intendeva dare solo  un
        primo  avvio alla ricerca.  Indicherò qui alcuni  di  questi
        problemi, con la mia attuale opinione in merito.
             Utilizzazione  di  Eusebio:  Purtroppo la  prima  parte
        dell'opera,  nella  quale  appunto Eusebio appare  la  fonte
        principale,  è  anche  la  più lacunosa.  Si  nota  tuttavia
        l'inserzione di notizie su Mani,  che mancano in Eusebio; un
        "rovesciamento"  nel  testo (sequenza:  VII 32,3  - 30,22  -
        32,5-9);  molte  varianti minori.  E' possibile da  un  lato
        riconoscere  possibilmente antiche varianti nel testo  greco
        stesso;  dall'altro  farsi un'idea del lavoro del  redattore
        copto.  - Altra  questione interessante:  il redattore della
        storia  ecclesiastica  "copta"  (si  ricordi  tuttavia   che
        tendiamo  a postulare una prima redazione in  greco,  sempre
        nell'ambito   della  Chiesa  "copta")  si  è  servito  quasi
        sicuramente  dei  soli  primi sette  libri  di  Eusebio.  E'
        possibile  trovare  qui una testimonianza  della  diffusione
        della prima versione dell'opera.
             Fonti  della  seconda  parte.   Desieriamo   richiamare
        l'attenzione  sulla  speciale qualità di alcune delle  fonti
        che sono alla base della nostra storia ecclesiastica per  il
        periodo  fra  Pietro  I  e Timoteo II.  Per la  vita  ed  il
        martirio  di  Pietro I le fonti presentano  una  connessione
        abbastanza  evidente  con alcuni testi che  sono  periferici
        rispetto   alla   più  autorevole   tradizione   di   storia
        ecclesiastica  del  IV secolo:  ci  riferiamo  all'excerptum
        Veronense  (per  cui cf.  soprattutto Kettler 1936 e  Telfer
        1955)  e  alla  Passio Petri  Alexandrini  nelle  sue  varie
        redazioni,  ivi  compresa la traduzione latina di Guarimpoto
        (Devos  1958)  con ampliamenti desunti da altri  testi  (sul
        problema  in  generale Orlandi 1974,2).  Queste  fonti  sono
        particolari  soprattutto in quanto presentano  una  versione
        degli  inizi della controversia meliziana diversa da  quella
        divenuta  poi  comune;  e  perché parlano  di  rapporti  fra
        Melizio  e  Ario assai prima dell'inizio  "ufficiale"  della
        questione ariana.
             Per  la  parte  riguardante  il  Concilio  di  Nicea  e
        avvenimenti  subito  successivi,  la storia copta appare  in
        relazione    con   altri   documenti   "minori"   (ma    non
        disprezzabili),  come la Passio Metrophanis et Alexandri  la
        Vita anonima copta di Atanasio (Orlandi 1968,2) e un Encomio
        di Atanasio di Costantino di Siout (VII sec.; Orlandi 1974).
        Si   notano   soprattutto  i  rapporti  fra  Alessandro   di
        Costantinopoli  e Alessandro di Alessandria,  ed una  storia
        particolare a proposito della morte di Ario.
             Per  la parte riguardante il periodo  di  Atanasio,  si
        notano ancora paralleli con la Vita anonima copta; e poi con
        i testi relativi alla leggenda di S.  Mercurio (cf.  Orlandi


                                        18


        1968), e alla traslazione delle ossa di Giovanni Battista ed
        Eliseo Profeta (cf. Orlandi 1968,3).
             La parte successiva, fino al concilio di Efeso incluso,
        è  in un certo senso meno interessante,  perché più scontata
        nel  taglio  interpretativo e nelle  fonti.  Quello  che  in
        sostanza  volevamo sottolineare è il fatto che quelle  fonti
        minori  che  abbiamo elencato rimandano  tutte  all'ambiente
        alessandrino,  e  ci fanno ritenere che la storia copta  sia
        stata appunto redatta a partire da "memorie" particolarmente
        legate all'ambiente del patriarcato di Alessandria.
             Dalla  fine del concilio di Efeso a Timoteo Eluro (fine
        della  storia)  il  problema  delle  fonti  diventa   invece
        interessante,  e si intreccia con quello della redazione. Si
        nota  infatti  che  Severo di Ashmunein non  conosce  questa
        parte  della  storia,  ed  anzi  a  questo  punto  pone  una
        sconsolata  annotazione  circa  la  mancanza  di   documenti
        (Evetts  1907,  p.  444) e può scrivere solo poche righe  su
        Dioscoro e su Timoteo.
             Nella  storia  copta invece troviamo:  i  rapporti  fra
        Shenute e Nestorio;  notizie sul concilio di Calcedonia, che
        si  riferiscono soprattutto a Giovenale di Gerusalemme  (cf.
        le  "Memorie  di  Dioscoro":  Johnson  1980);  la  morte  di
        Proterio; i due Timotei. E' probabile che tutta questa parte
        rappresenti  un'aggiunta  lievemente posteriore  alla  prima
        redazione dell'opera.
             Si comprende da ciò che, circa l'epoca della redazione,
        non  vi è un vero e proprio riferimento obiettivo costituito
        dalla  fine  della  storia;   e  tuttavia  anche  la  "prima
        redazione"  non  può essere collocata prima  di  Calcedonia.
        Essa era però, probabilmente, assai più "alessandrina" della
        seconda   redazione,   che  sospettiamo  coincida   con   la
        traduzione in copto.
             Il  problema  si innesta qui infatti con  quello  della
        lingua originale.  Vorremmo premettere che i nostri studi di
        letteratura  copta  ci  hanno  condotto  ad  individuare  un
        periodo  in  cui  in seno alla Chiesa  egiziana  (che  stava
        divenendo  espressamente  "copta")  si sono  prodotti  testi
        storico-polemici   gravitanti  intorno   alle   controversie
        calcedonensi.  Tale  periodo  coincide  appunto  con  quello
        intorno a Timoteo Eluro ed in questo quadro va probabilmente
        posta  la  redazione della storia ecclesiastica.  In  questo
        periodo sembra si sia scritto sia in greco sia in copto,  ed
        è sempre difficile distinguere. Lo stesso vale per il nostro
        testo,  del  quale  tuttavia,  dopo quanto  si  è  detto,  è
        possibile  postulare  una  redazione greca  fatta  forse  in
        Alessandria  quando i tempi ancora lo permettevano;  ed  una
        traduzione   copta   (con  un'aggiunta,   e  forse   qualche
        revisione)  fatta poco più tardi,  probabilmente  presso  il
        Monastero Bianco,  vista l'inserzione dell'episodio relativo
        a  Shenute,  unica  sua  menzione  in  un  testo  di  storia
        ecclesiastica.
             Rapporti  fra i manoscritti copti e Severo. Una recente
        riconsiderazione   dei  due  manoscritti  copti   principali
        (MONB.FY  e  MONB.HY) ci ha mostrato che fra  essi  esistono
        anche  quelle varianti tipiche della tradizione  manoscritta


                                        19


        copta,  che  segnalano  piccoli interventi  redazionali  che
        scribi dotti si ritenevano probabilmente autorizzati a  fare
        su quasi tutti i testi (salvo, come sembra, il testo biblico
        - che  in  questo periodo è già  standardizzato!  - e  forse
        quello  di Shenute).  Dunque occorre cautela nello stabilire
        un  eventuale "testo critico",  ed anche nei  confronti  con
        Eusebio  e  con  Severo,  soprattutto nei passi  in  cui  si
        disponga  di  un  solo codice copto.  Quanto  a  Severo,  in
        particolare,  siamo  personalmente ancora lontani dal  poter
        fare  dei  confronti  attendibili;   ma  crediamo  di  poter
        accennare  alla  possibilità che Severo si  basasse  su  una
        redazione  un  po'  differente da quella dei  nostri  codici
        copti, e forse sull'originale greco.



        BIBLIOGRAFIA.

        BRAKMANN 1974 = Heinzgerd Brakmann, Eine oder zwei koptische
        Kirchengeschichte?, "Le Muséon" 87 (1974) 129-142.

        CRUM  1902 = Walter Ewing Crum,  Eusebius and Coptic  Church
        Histories, "Proc. Soc. Bibl. Arch." 24 (1902) 68-84.

        DEVOS 1958 = Paul Devos, L'oeuvre de Guarimpotus hagiographe
        napolitain, "Analecta Bollandiana" 76 (1958) 151-187.

        DEVOS 1977 = Paul Devos,  Note sur l'Histoire Ecclésiastique
        copte, "Analecta Bollandiana" 95 (1977) 144-151.

        EVETTS 1907 = B. T. Evetts, History of the Patriarchs of the
        Coptic Church of Alexandria, "Patrologia Orientalis" vol. I,
        fasc. 4, Paris 1907.

        GRIBOMONT 1971 = Jean Gribomont,  L'historiographie du trone
        d'Alexandrie...,  "Riv.  di Storia e Lett.  Relig." 7 (1971)
        478-490.

        JOHNSON  1976 = David W.  Johnson,  Further Fragments  of  a
        Coptic History of the Church. Cambridge OR.1699R, "Enchoria"
        6 (1976) 7-18.

        JOHNSON  1980  = A Panegyric on Macarius,  Bishop  of  Tkow,
        Attributed  to Dioscorus of Alexandria (ed.  D.W.  Johnson),
        (Corpus Script. Christ. Orient. 415-416), Louvain 1980.

        KETTLER  1936  = H.  Kettler,  Der melitianische  Streit  in
        Agypten, "Zeitschr. f. neutest. Wiss." 35 (1936) 155-193.

        ORLANDI  1968-70  = Tito Orlandi,  Storia  della  Chiesa  di
        Alessandria,    ("Testi    e   documenti   per   lo   studio
        dell'antichità" 17 e 31), 2 voll., Milano 1968 e 1970.

        ORLANDI 1968 = Tito Orlandi, Studi Copti, Milano 1968: 2, Le
        fonti  copte  della  Storia  dei  Patriarchi  di  Severo  di


                                        20


        Ashmunein (p.  53-86). 3, La leggenda di S. Mercurio (p. 87-
        145).

        ORLANDI 1968,2 = Tito Orlandi,  Testi Copti, Milano 1968: 2,
        Vita di Atanasio (p. 79-161).

        ORLANDI  1968,3  = Tito Orlandi,  Uno scritto di Teofilo  di
        Alessandria sulla distruzione del Serapeum?,  "La Parola del
        Passato", 121 (1968) 295-304.

        ORLANDI  1974  = Constantini ep.  urbis  Siout,  Encomia  in
        Athanasium duo (ed.  T.  Orlandi),  ("Corpus Script. Christ.
        Orient. 349-350), Louvain 1974.

        ORLANDI  1974,2  =  Tito Orlandi,  Ricerche  su  una  storia
        ecclesiastica    alessandrina   del   IV    sec.,    "Vetera
        Christianorum" 11 (1974) 269-312.

        SEYBOLD  1912  =  Severus ibn  al  Muqaffa'  Alexandrinische
        Patriarchengeschichte (ed. F. Seybold), Hamburg 1912.

        TELFER 1955 = W. Telfer, Melitius of Lycopolis and Episcopal
        Succession in Egypt, "Harv. Theol. Rev." 48 (1955) 227-237.

        VON  LEMM  1888 = Oskar von Lemm,  Koptische  Fragmente  zur
        Patriarchengeschichte Alexandriens,  "Mém.  Acad.  Imp.  des
        Sciences  de  St.-Péetersbourg" VII  36.11,  St.-Pétersbourg
        1888.

                                        21