Per un curriculum europeo di informatica umanistica
(seminario «Computer, letteratura e filologia», Roma 3-5 novembre 1999)
premessa
per una migliore comprensione del titolo
curriculum europeo in quanto
1) creando una cosa nuova è meglio pensare globalmente, sebbene in linea di principio non faccio alcuna differenza fra esigenze di un titolo a livello euopeo ed uno a livello nazionale; occorre ad ogni modo tener conto che
2) in ciascun paese è difficile trovare sufficienti forze didattiche
nome "inf. uman." perché in italiano è il meno peggio; nelle diverse lingue occorrerà fare altre scelte. Tener conto della discussione di McCarty... Interessante sottolineare come non si tratta solo di possibili denominazioni di fenomeni informatici, ma anche (e soprattutto?) di denominazioni del campo disciplinare umanistico: p.es. arts humanities lettere sciences humaines philology...
Confronti. Situazione attuale in Europa e N America
cf. la mia
inchiesta per AcoHum, che deve essere
completata per l'America. Ora c'è anche la lista
preparata da McCarty
+ HAN 1998 (McCarty)
+ Seminario Virginia (McCarty e Aarseth)
+ discussioni varie su humanist
particolarmente vivaci appaiono UK, Netherlands, alcuni centri NAmerica (Toronto, Virginia, Chicago...) e poi Bergen e non dimentichiamo Roma
osservazioni sulla situazione attuale
l'informatica umanistica esiste già attualmente ed è viva ed operante. Prima di tutto sotto varie forme individuali, di informatica applicata a diverse discipline umanistiche (storia, letteratura, archeologia, ...), ma poi anche come metodologia unificante di tutte le diverse applicazioni.
Quello che mostra l'inchiesta nel complesso è che ormai in ogni facoltà umanistica seria sono stati introdotti uno o più insegnamenti di informatica. Tuttavia essi sono nella maggior parte settoriali, e solo parzialmente integrati nelle attività generali delle facoltà.
Tutti gli interessati denunciano la difficoltà di istituire dipartimenti di informatica umanistica, unico passo che consentirebbe di dare un assetto autonomo alla disciplina, con le sue varie sotto-divisioni. Queste difficoltà derivano da parecchie posizioni mentali diverse:
La posizione colonizzatrice degli ingegneri è nota: ogni insegnamento di informatica deve essere legato alla Facoltà di ingegneria, sezione di Computer Science, ed i raggruppamenti disciplinari, non distinguendo specializzazioni applicative, mettono tutto in mano agli specialisti di informatica generale.
Si aggiunge tuttavia che vi sono fra gli umanisti alcuni che in buona fede rifiutano di ricevere a pieno titolo l'informatica umanistica come disciplina paritaria all'interno delle facoltà umanistiche in quanto pensano che si tratti di pura tecnologia. Costoro non potranno essere convinti del proprio errore, perché l'unico modo per convincerli sarebbe quello di renderli edotti dei principi dell'informatica umanistica, cosa che essi rifiutano di fare.
D'altra parte coloro che sanno come stanno le cose, ma temono di perdere parte della propria autorità, e dunque rifiutano in male fede di ricevere etc. [come sopra], non si possono convincere con argomenti scientifici.
Tutto ciò determina due pericoli per l'informatica umanistica: il disconoscimento della metodologia autonoma della disciplina; la settorializzazione della disciplina, da dividere nelle diverse applicazioni. Occorre dunque attendere semplicemente che la storia faccia il suo corso ― perché non vi è dubbio che in un modo o in un altro si finirà per introdurre l'informatica umanistica etc. [come sopra] ― ma nel frattempo cercare di chiarire a noi stessi quale sarebbe il curriculum ideale per tale disciplina.
principi generali della disciplina. Fondamenti teorici
Mi sembra che sia diffusa l'opinione, che nel complesso condivido, che manchi ancora quel particolare apparato accademico, fatto di concetti comuni, riferimenti generali, rapporti con discipline affini, metodi comuni nell'affrontare i singoli problemi, che distingue una disciplina pienamente riconosciuta da attività interdisciplinari cui non vale la pena di dedicare un settore accademico, pur riconoscendone un valore ed una funzione nell'ambito della ricerca scientifica.
Se si vuole esprimere questa osservazione in maniera più teoricamente corretta, ci si può utilmente rifare alle ben note teorie di Th. Kuhn, in base alle quali si può dire che è attualmente accettato il fatto che vi sia un certo numero di esempi condivisi e di regole condivise fra i cultori di informatica umanistica, ma non viene proposto un paradigma che possa identificare una disciplina.
A mio avviso tale paradigma esiste, ed esso sarà naturalmente alla base di quanto dirò [cf. varie mie pubblicazioni...], e proprio in base a questo paradigma è opportuno chiedere che venga riconosciuta l'autonomia della disciplina informatica umanistica. Non è questo il luogo per proporlo in modo ampio e tanto meno discuterlo. È possibile invece, in relazione a questa situazione, proporre una articolazione curriculare accademica, che contribuisca a fare emergere con precisione, dalla sua stessa struttura, in che cosa soprattutto consiste la disciplina (e le varie sotto-discipline più specializzate), e parallelamente e conseguentemente a dare una caratterizzazione di serietà e di rigore a quella disciplina.
Infatti aggiungerò che una delle conseguenze più irritanti del non ancora raggiunto riconoscimento di un paradigma è costituita dal fatto che le comunicazioni scientifiche non vengono strutturate in modo serio, dando conto al lettore di chi ha già trattato gli stessi problemi in precedenza, di quali fossero le sue opinioni, di quali novità si introducono. La serietà di una disciplina, e la conseguente valutazione da parte degli «esterni», viene misurata anche dallo stile della ricerca: verificare che le idee siano originali, dunque padronanza della bibliografia, e citazione rigorosa delle fonti e delle opinioni diverse, con discussione.
Si tratta insomma di cercare di sottrarre un settore che è e tanto più diventerà fondamentale nel quadro delle discipline umanistiche, all'influenza di quelli che possiamo chiamare ciarlatani. Essi sono coloro che, buoni conoscitori di alcune tecniche informatiche, cercano di sfruttarle per ottenere risultati eclatanti per un pubblico ancora analfabeta informatico, senza curarsi di approfondire da una lato gli aspetti teorici dell'informatica, e dall'altro i problemi specifici delle discipline umanistiche di applicazione. Essi da un lato la compromettono agli occhi esterni, dall'altro rischiano di inquinarla, una volta avviata, con insegnamenti non seri.
(situazione paragonabile alla nascita della scienza nel seicento)
Per ottenere il risultato che vorremmo conseguire si deve rendere esplicita la caratterizzazione fondamentale dell'inf.uman. e chiedersi come meglio essa possa essere riflessa nell'organizzazione e nell'attività d'insegnamento.
Fondamenti disciplinari
* la formalizzazione come problema centrale
>> well formed formulas
* ambiente conseguente: modelli, sistemi, cibernetica
* derivazioni settoriali: riconoscimento delle formalizzazioni nei metodi delle singole discipline umanistiche
principi organizzativi dell'insegnamento:
Tenere distinti i due piani della formazione degli studenti e della formazione degli insegnanti e ricercatori universitari. Il punto essenziale per me è il seguente:
Vi sono alcuni concetti fondamentali, che sono trasversali a tutte le applicazioni, e devono essere spiegati agli studenti preliminarmente ad ogni insegnamento settoriale. Sono, p.es., il concetto di file; il rapporto fra tastiera, memoria, video, e stampante per quanto riguarda la gestione degli alfabeti e quindi dei testi, e conseguentemente il reale valore del codice ASCII ed eventualmente di quelli che lo sostituiranno (Unicode etc.); i principi di base del funzionamento dei programmi: come si gestiscono le funzioni, che cosa è un loop, etc.; la gestione digitale delle immagini e dei suoni; che cosa è davvero la multimedialità.
Tutto ciò, tuttavia, può formare l'oggetto di alcune lezioni introduttive da parte di insegnanti, diciamo così, di settore (letteratura, storia, archeologia, linguistica, etc.) per i corsi di primo livello (laurea triennale o simili), e non richiede necessariamente l'istituzione di corsi teorici indipendenti a tale livello. Insomma, lo studente «normale» potrà seguire un corso di informatica applicata alla disciplina di maggiore interesse, ma non un corso di informatica umanistica, purché il corso specializzato contenga anche una parte di carattere generale.
Questo presuppone che gli insegnanti dei corsi specializzati abbiano piena competenza anche degli argomenti fondamentali, di base, e trasversali. Di qui viene la necessità che esista un vero e proprio corso di laurea, di secondo livello, rivolto da un lato agli studenti interessati a lavorare direttamente in settori multimediali con contenuti umanistici, e dall'altro a coloro che sono destinati, attraverso il dottorato di ricerca o la specializzazione, a diventare insegnanti dei corsi applicativi di primo livello.
Questi corsi di secondo livello devono essere basati, da un lato, sull'insegnamento approfondito dei fondamenti dell'informatica umanistica di cui abbiamo parlato sopra; e dall'altro sugli specifici problemi di metodo dei diversi settori di applicazione. Si dovrà insomma creare un ambiente di collaborazione fra specialisti di informatica umanistica e specialisti delle singole discipline umanistiche.
proposta per un curriculum di secondo livello
I. settore teorico-computazionale
* fondamenti, tratti dalla teoria dei linguaggi formali e dalla macchina di Turing, dunque anche logica formale; e inoltre dalla teoria dell'informazione e della comunicazione (Shannon)
* ausilii filosofici, tratti dalla epistemologia, dalla fenomenologia, dalla filosofia del linguaggio, e dalla semiotica
* ausilii operativi, tratti dalla scienza dei sistemi (+ cibernetica + modelli)
II. settore tecnologico
* tecnologie generali (software)
dati linguistici = mark-up, parser
dati fattuali = dbms
dati visivi =
dati sonori (auditivi) =
comunicazione multimediale = linguaggi ipertestuali, xml etc.
* ausilii tecnologici: funzionamento pratico dei computer sistemi operativi, programmi di utilità, periferiche speciali: cdrom, scanner, fotografia digitale, sintetizzatori di suoni, etc.
III. settore metodologico
* metodologie applicative: metodologie delle singole
discipline umanistiche
linguistica
storia
letteratura
filologia (ecdotica) antica
romanza
orientale
moderna
archeologia
[antropologia? religione?]
arte figurativa, plastica, architettonica
musica
annotazioni: il livello di approfondimento delle discipline dei settore I e II, e le modalità di espressione di tali discipline (= poca matematica) dipendono dal settore III, cioè il minimo necessario per comprendere le interazioni metodologiche.
ulteriori punti importanti, anche se collaterali:
1. criteri di valutazione degli studi diffusi con sistemi multimediali ai fini delle carriere di insegnamento e del finanziamento delle ricerche
2. garanzia della stabilità delle URL